Importo della multa illeggibile, paga 30 cent in meno: stangata

Succede a Castelfranco. Il “4” scritto come un “1” dal verbalizzante. All’automobilista tocca versare sedici euro in più di mora
Il verbale contestato dall'automobilista
Il verbale contestato dall'automobilista

CASTELFRANCO. Un “errore” di trenta centesimi che lievita fino a quindici euro: è la disavventura che è capitata ad una signora di San Martino di Lupari per una contravvenzione per divieto di sosta.

«Io non ho fatto nessuno sbaglio, chi l’ha fatto è invece il vigile che ha scritto male l’importo che dovevo pagare». La vicenda ha inizio il sei novembre scorso: l’auto era parcheggiata a Castelfranco in via Matteotti, fuori dagli spazi consentiti. Immancabile sotto il tergicristallo il foglietto giallo con la multa. «Non ha mai messo in discussione che era in divieto di sosta, tant’è che ho subito provveduto a pagare quanto scritto, con il bollettino allegato».

Il "4" sembra "1"

Un bollettino però “in bianco” dove doveva essere riportata la somma da pagare, 29 euro e 10 centesimi. Almeno è quello che riesce a decifrare la signora. «Ma non solo io: allo sportello postale ho chiesto ad altre persone che importo leggevano e tutte mi hanno detto la stessa cifra».

La messa in mora

In realtà l’importo era di 29 euro e 40 centesimi, ma la signora lo viene a sapere un mese dopo quando riceve una lettera dal comando della polizia locale di Castelfranco, dove gli viene intimato di pagare un totale di 44 euro e 85 centesimi: dedotti - almeno questo - i 29,10 euro già versati, rimangono da versare 15,75 euro. In sostanza le spese di notifica più i 30 centesimi mancanti.

«Ho cercato in tutti i modi di spiegare le mie ragioni, ma è stato alquanto difficile mettermi in contatto con qualcuno del comando a cui spiegare il motivo di quel pagamento, sbagliato solo perché l’agente aveva scritto in modo poco chiaro l’importo». Ma la cosa che più ha seccato la signora è che non c’è stato verso di far capire che era in buona fede.

"Ho pagato ma non è giusto"

«Alla fine ho pagato quanto richiesto, era più la spesa che l’impresa andare da un giudice di pace che mi avrebbe dato ragione. Del resto che cosa sono trenta centesimi, neppure un’offerta in chiesa? Se l’importo fosse stato scritto in modo chiaro, avrei pagato il giusto e non un sovrapprezzo di quindici euro, cifra che mi pare decisamente esagerata. Non c'era davvero altro modo di correggere questo errore, da oarte dei vigili?». —
 

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