Il trucco dei rally, una maxi evasione

Fatture gonfiate per pubblicità su auto sportive e circuiti: 27 milioni sottratti all’Erario. Nei guai imprenditore e 90 sponsor
Di Marco Filippi
Filippi agenzia foto film Treviso conferenza stampa guradia di finanza
Filippi agenzia foto film Treviso conferenza stampa guradia di finanza

Gestiva e vendeva spazi pubblicitari su auto da rally che partecipavano a gare nazionali ed internazionali, cartellonistica lungo i circuiti e riviste specializzate del mondo dei motori. Un vorticoso giro d’affari che anno dopo anno s’è sempre più ingrossato, fino a quando, dal controllo di una fattura di un’azienda, è stato scoperchiato un sistema di false dichiarazioni per prestazioni pubblicitarie sovrafatturate. Per questo motivo un ex imprenditore del settore della carpenteria, Gabriele Favero, residente nel Coneglianese, dal 2006 intermediario di pubblicità attraverso cinque società, tre delle quali completamente sconosciute al fisco, è indagato per omessa dichiarazione e occultamento di documenti contabili ed emissione di fatture per operazioni inesistenti. I finanzieri hanno scoperto un’evasione fiscale da 27 milioni di euro, individuando un giro di fatture false per quasi 10 milioni di euro. Indagati anche una novantina di titolari di 130 aziende complessive che avevano partecipato al sistema di sponsorizzazione fraudolento. Guai in vista anche per un istituto di credito per non aver segnalato prelievi sospetti fino ad un milione di euro in contanti dal conto di un unico correntista coinvolto nell’ingranaggio. Rischia una multa per un importo fino al 40 per cento della somma non segnalata.

La tecnica. Il meccanismo accertato dalla Guardia di Finanza di Conegliano prevedeva l’effettivo pagamento di un corrispettivo, da parte delle aziende che usufruivano della prestazione pubblicitaria, tramite bonifici o assegni bancari. Soldi che venivano poi loro restituiti in contanti nella misura del cinquanta per cento dell’imponibile indicato in fattura. Le aziende in questo modo annotavano in contabilità le fatture per operazioni inesistenti al fine di abbattere la base imponibile, ovvero l’utile, e pagare minori imposte mentre sul versante opposto, le società che facevano capo all’imprenditore coneglianese si “dimenticavano” non solo di pagare le tasse, ma anche di presentare le previste dichiarazioni assumendo, pertanto, la qualifica di evasore totale. Questo era il principale motivo che invogliava i clienti ad «affezionarsi» a questo sistema di pubblicità, tanto da seguire negli anni le varie società succedutesi, sebbene queste cambiassero denominazione, sede ed amministratore. Il sistema, ben oliato nel tempo, accontentava entrambi le parti: il cliente otteneva liquidità occulta di denaro contante ed il fornitore conseguiva i finanziamenti necessari, altrimenti irraggiungibili, per svolgere le manifestazioni in tutto il mondo ed ottenere il proprio profitto.

Le società fantasma. Favero, secondo l’accusa, aveva ideato il sistema di evasione avvalendosi di cinque società (tre fittizie e completamente sconosciute al fisco, una estero-vestita con sede in Austria e un’associazione sportiva dilettantistica) che rilasciavano le sovrafatturazioni pubblicitarie agli inserzionisti che oltre a ricevere il cinquanta per cento della fatturazione in contanti, godevano anche degli sgravi fiscali. L’inchiesta delle Fiamme Gialle è partita nell’agosto del 2013 ha permesso di scoprire un’evasione fiscale da 27 milioni di euro: 20 milioni non sono mai stati dichiarati, 2.400.000 euro di costi non documentati e Iva evasa per 4.400.000 euro. In tutto le operazioni realizzate con le false fatture hanno portato ad un giro di fatture false per 10 milioni di euro di operazioni inesistenti. Dei 90 imprenditori, rappresentanti di oltre 130 società sparse in particolare nel Nord Italia, indagati per aver utilizzato delle false fatture, alcuni hanno già provveduto a sanare la propria posizione restituendo allo Stato le cifre sottratte al fisco. Soddisfatti i vertici delle Fiamme Gialle, rappresentati dal comandante provinciale, il colonnello Massimo Dell’Anna.

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