Il ritorno di Colomban «L’azienda è una figlia»

Secondo il Financial Times Permasteelisa sarebbe in vendita. E l'imprenditore che l'ha creata in prima linea per riprenderne il comando

TREVISO. «Permasteelisa è come se fosse mia figlia. Una figlia che s’è affiancata al marito sbagliato forse. Nel momento del bisogno non posso negarle il mio aiuto». Per Massimo Colomban - e anche la moglie Ivana - la multinazionale di Vittorio Veneto che si occupa dei rivestimenti in vetro e acciaio degli edifici di mezzo mondo, è un affare di famiglia. Lui l’ha fondata portandola a fatturare oltre un miliardo di euro, lei c’ha lavorato per 20 anni. Ed ora che il nome di Colomban torna alla ribalta, associato a quello di Permasteelisa, non si può parlar solo di affari. Lì c’è tutta una vita che passa attraverso. «Ho dato la mia disponibilità ad assistere l’acquirente», spiega. Ma perchè prendersi un tale grattacapo a 14 anni di distanza, Colomban forse si stava annoiando? Ride. «Un vero imprenditore lo spirito imprenditoriale non l’abbandona mai. E il piacere sta nel vincere la sfida, anche se è una sfida impossibile. Altrimenti non si spiegherebbe come mai con una congiuntura simile tanti imprenditori continuino ad investire».

Permasteelisa. E poi, e poi c’è quell’attaccamento viscerale, a quella creatura le cui basi sono state poste nel 1973 a Corbanese di Tarzo. Colomban deve ancora compiere 24 anni, un diploma di geometra in tasca e qualche anno alla facoltà di architettura. «Isa, Industria Serramenti in Alluminio, eravamo quattro gatti. A turno indossavo il grembiule bianco per andare in ufficio e quello nero per entrare in fabbrica». Isa si è poi fusa con l’australiana Permasteel Industries Pty Ltd. Il resto è stato scritto e riscritto con Permasteelisa simbolo dell’affermazione del laborioso Nordest nel mondo: una scalata fino alla cima, con aumenti di fatturato costanti e a doppia cifra. Nel 2002 Colomban cede la sua creatura agli 83 manager del suo board, i suoi uomini “fidati”. Però, poi, il tradimento. «Tradimento ... diciamo amaro in bocca. Dopo nemmeno due anni hanno venduto. Ho sbagliato a non imporre una clausola di lock up. Secondo me hanno perso un’occasione unica: avrebbero guadagnato gli stessi soldi con gli utili aziendali nel giro di una manciata d’anni. Ma alla fine lo rifarei, eccetto che per quei tre che mi hanno “tradito”. Ho costruito quest’azienda per affidarla al management, perchè un imprenditore è veramente bravo solo se quando se ne va l’azienda continua ad andare bene. Anche per questo c’è sempre stata una regola: proibito l’accesso ai familiari. Nessuna via preferenziale. Cercavo le persone migliori con cui affiancarmi, il titolo di studio non contava, contava la passione». E lui lo sa bene: la laurea in architettura allora non la conseguì. Eppure non solo si è occupato delle architetture degli edifici più importanti al mondo ma è stato l’unico italiano a sedersi nel board dell’università di Harvard per sei anni consecutivi. Quattordici anni senza Permasteelisa in cui Colomban fa di tutto.

Castelbrando. Nel 1998 acquista Castelbrando, 5 anni di ristrutturazioni, nel 2003 viene aperto al pubblico. «Un atto di generosità verso i Padri Salesiani che mi hanno rincorso per venderlo. Un’attività imprenditoriale gestita magnificamente in tutti questi anni da mia moglie Ivana. Abbiamosempre puntato sull’attività congressistica che ha inevitabilmente risentito della crisi, anche se i gestori, Ivana, Palazzi e gli altri manager in partnership sono riusciti sempre a far navigare Castelbrando senza perder soldi. Anche per questo ora stiamo cercando partner internazionali sinergici: inutile negarlo, far parte di un’importante catena potrebbe esserci d’aiuto». Quell’occhiolino strizzato al turismo e poi alla politica, costretto però sempre a fare i conti con un’Italietta troppo parcellizzata «il cui male peggiore sta nell’incapacità di fare squadra e vivere di campanilismi». Amministratore delegato di Sviluppo Italia Veneto, presidente di Vegapark. Poi Colomban, da qualcuno definito il “grillino” solo perché, aggiunge lui «sempre a sostenere l’innovazione, anche politica», quindi sostenitore di Renzi. «Mi hanno associato a chiunque. In realtà ho cercato di dialogare con tutti solo per cercare di riaffermare il ruolo sociale dell’impresa. Quando io iniziai era tutto diverso: le tasse erano più basse, c’era un clima generale a favore. Ora l’imprenditore è ritenuto una sorta di speculatore, che non lavora per gli altri e che si intasca solo i guadagni. Invece chi fa impresa lavora 12, 15 ore al giorno, ed arricchisce i collaboratori ed il territorio. Così è stato anche per me, ho fatto più di 8 mila ore di volo. E non mi è mai pesato: per essere imprenditori ci vuole il fuoco dentro e un imprenditore non getta mai la spugna».

Vendita? Nel 2011 la nipponica Lixil rileva la multinazionale tascabile veneta soffiandola al fondo Clessidra. Ora, secondo alcune indiscrezioni del Finacial Times il cerchio potrebbe chiudersi. Se i rumor sulla vedita di Permasteelisa venissero confermati la storia potrebbe ripetersi e Colomban, “il risanatore” (ha rianimato il Vega di Marghera ad esempio portandolo da un indebitamento bancario di 21 milioni di euro a un attivo di 5 in soli tre anni) potrebbe avere un ruolo tutt’altro che marginale in questo rilancio. Nuovamente in pista insomma. Ma sua moglie Ivana non sbuffa? « Macchè, anche lei è innamorata di quell’azienda».

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