Il primario Scarpa di Treviso: «Covid, smaltiremo in sei mesi le mille cataratte rimaste in lista d’attesa»

TREVISO. Tremila trevigiani aspettano un cristallino nuovo. L’Oculistica si prepara alla sfida: un grande piano di rientro per gli interventi di cataratta saltati a causa del coronavirus. Parola d’ordine assottigliare le liste d’attesa appesantite dai mesi in cui la pandemia ha costretto a riconvertire le sale operatorie in reparti Covid convogliando lì il grosso del personale sanitario. All’ospedale Ca’ Foncello di Treviso il primario Giuseppe Scarpa, appena nominato capo dipartimento delle Chirurgie Specialistiche, illustra la strategia che verrà messa in atto su scala provinciale.
In che modo la pandemia ha impattato sull’attività del suo reparto?
«Nel 2020 all’ospedale di Treviso abbiamo garantito 6.400 procedure chirurgiche di oculistica, garantendo sempre le urgenze, le patologie non rinviabili e anche le visite di controllo e ambulatoriali. Quello che abbiamo dovuto lasciare indietro, almeno in parte, sono state le cataratte. Ne abbiamo eseguite mille in meno rispetto al 2019. Solitamente ne facciamo 3mila l’anno, abbiamo chiuso il 2020 a 2.000. Ci tengo a dire che non è stato un sacrificio dettato dall’abbandono dei pazienti, abbiamo seguito una logica nel contesto di emergenza pandemica: priorità alle patologie più gravi e pericolose per la vista».
Gli ospedali dal primo febbraio ripartiranno con l’attività ordinaria, in che modo recupererete la chirurgia della cataratta?
«Abbiamo già concordato con la direzione dell’Ulss 2 delle azioni mirate. Ci stiamo muovendo come fatto durante la riapertura tra maggio e settembre. Richiameremo gradualmente i pazienti in stand-by e rafforzeremo le sedute operatorie anche in orario serale. Opereremo dalle 8 alle 20, compreso il sabato mattina. Speriamo di tornare ad avere due sale operatorie a disposizione per procedere al massimo della velocità con il recupero».
Quale sarà l’iter che l’utenza dovrà seguire?
«L’intervento di cataratta si fa in regime ambulatoriale. Il paziente verrà informato della data e dell’ora dell’operazione, ci sarà la misurazione della febbre e la somministrazione del tampone rapido prima dell’ingresso in reparto. L’intervento è molto veloce, dura in media un’ora e mezza. Manterremo standard elevatissimi di sanificazione degli ambienti e della strumentazione».
Con che tempistica stimate di operare tutti i pazienti con cataratta in attesa?
«Procedendo con questo programma e sperando che non ci siano recrudescenze del virus contiamo di ultimare le richiamate entro sei mesi, arrivando all’assorbimento completo degli utenti in attesa entro la fine dell’estate».
In che modo avete invece garantito le urgenze oculistiche con l’epidemia?
«È stato uno straordinario lavoro di squadra. A marzo, durante il primo lockdown, le sale operatorie ordinarie sono state ristrette e riconvertite in reparti Covid. Una parte del personale dirottata lì. Noi per continuare a seguire la patologia importante abbiamo allestito una sala operatoria per la chirurgia più leggera nel Day surgery di Oculistica. Così facendo abbiamo creato una struttura cuscinetto che ci ha permesso di proseguire con l’attività chirurgica minore e la terapia endovitreale per le malattie retiniche. Non ci siamo mai fermati e infatti abbiamo chiuso il 2020 con 3.650 procedure, contro le 2.700 dell’anno precedente. Un piccolo miracolo dettato dal grande impegno. Inoltre abbiamo eseguito circa 1.700 interventi di chirurgia maggiore su retina, per glaucomi e trapianti di cornea, un dato in linea con il 2019».
Cosa la rende più orgoglioso nel modo in cui avete affrontato il periodo appena trascorso?
«Il lavoro di gruppo che a Treviso vede 12 oculisti e un medico specializzando operare in stretta collaborazione con tutto il personale del reparto. Ma vorrei sottolineare anche lo spirito che in tutti gli ospedali dell’Ulss 2 vede i professionisti affrontare la sfida del recupero delle prestazioni saltate a causa del Covid con una visione solidaristica». —
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