Il Pedale Opitergino era la sua famiglia «Corridore di valore»

Decimo ha lasciato un vuoto incolmabile tra gli sportivi «Ciclista valido, una persona buona, il primo ad aiutarti»

ODERZO. Anni Cinquanta, l’epoca eroica del ciclismo. Le strade erano bianche e polverose, lo sterrato era consuetudine e non spettacolo. C’era ancora l’Uvi, Unione velocipedisti italiani. Decimo Lorenzon provava a farsi largo nel Pedale Opitergino. La due ruote nel sangue, filo conduttore di una vita. Non riuscirà a passare professionista, ma completerà la trafila: allievo, junior, dilettante, senior. Sempre con il Pedale, glorioso sodalizio che vanta 68 anni di storia. Un’istituzione, a quel tempo aveva pure i dilettanti. Angelo Coletto, futuro gregario di Fausto Coppi, era suo compagno. Ma incrociò sulla strada anche Ilario Dal Pozzo e Aldo Costariol, attuale presidente onorario del club opitergino. «Era passista e non velocista, vinceva poco, ma si piazzava sempre», raccontano gli ex compagni Dal Pozzo e Costariol, «Un corridore di valore, una persona buona. Non era un gregario vero e proprio, ma se glielo domandavi, era il primo a portarti una borraccia». Alzò le braccia poche volte, ma a Dal Pozzo, che come Decimo cominciò a correre nel 1952, viene in mente soprattutto un secondo posto: «Circuito vicino a Treviso, fra Silea e Mignagola, i grandi avversari si chiamavano Archiutti e Buosi. Correvano per la Trevigiani, la corazzata che dovevamo fronteggiare ogni domenica. Poteva essere la nostra grande occasione. Parto io, parti tu. Finimmo lui secondo e io terzo». Il legame con la bici non si limitò all’agonismo. (m.t.)

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