«Il mio piano non è stato nemmeno letto»

REFRONTOLO. Nel ruolo di Cassandra, profeta (di sventure) inascoltato, Roberto Cavazzana. Geologo classe 1961 di Vicenza, vice presidente dell’Ordine dei Geologi del Veneto, redattore del Piano di protezione civile di Refrontolo. Ancora nel 2010 aveva indicato l’area del Molinetto come “ad elevato rischio idrogeologico”: «Mi viene il sospetto che non tutti abbiano letto la mia relazione». Sospetto è un eufemismo: «Nel successivo Pat, non c’è traccia delle mie indicazioni. Da Refrontolo, nessuno mi ha mai chiamato. Eppure nel vecchio Piano Regolatore l’area era già indicata a rischio». La solita giungla burocratica in cui un piano smentisce l’altro, ma sorprende che nessuno, visto l’allarme lanciato nella sua relazione, gli abbia almeno telefonato per chiedergli qualcosa in più: «Mi rendo conto che il mio piano non ha validità giuridica, e non si porta dietro vincoli edificatori, però è uno strumento essenziale per la prevenzione. A me invece sembra che i Comuni vedano questi piani come qualcosa da fare per forza. E a tutto questo si aggiunge la grande confusione normativa». Fin dalle ore successive alla tragedia, si è indicata come unica causa delle quattro morti (dopo le rotoballe di fieno) il violento temporale a monte del fiume: «Mi sembra che questo delle precipitazioni straordinarie sia un luogo comune spesso utilizzato. Ho già dimostrato che, in molti casi, si tratta di fenomeni già verificatisi nel passato. Siamo a un punto critico: o si capisce che bisogna cambiare rotta, o sarà troppo tardi». C’è una parola chiave nel ragionamento di Cavazzana: prevenzione. «Solo conoscendo la natura si possono prevenire i disastri, non aspettare che succedano e poi rincorrere le cause e i rimedi. Una tragedia come quella del Molinetto serva, almeno, a far comprendere l’importanza della prevenzione, che si basa anche sulla previsione». (a.d.p.)
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