Il mago Forest cittadino di Treviso: «E' meglio di Reykjavìk: cigni, amici, e Calmaggiore»

Il comico siciliano è sposato e vive in città a due passi dall’Università: «Mi ci ha portato il cuore e per fortuna non ha sbagliato. Teatro, musica, bello tutto. Prosecco e radicchio mi pedinano» 

TREVISO. «Ma, ma... quello sembra proprio....». Non che gli manchino i sosia, ma se camminando per Treviso vi capita di imbattervi nel Mago Forest, sarcastico e devastante personaggio televisivo (meglio se in accoppiata con la “Gialappa’s”), non fatevi sentire. Potrebbe dirvi che glielo dicono in molti e trascinarvi in una commedia degli equivoci, la più classica: quella del sosia

Invece, sì, è lui, Michele Foresta, un siciliano di entroterra (a Nicosia, provincia di Enna, non c’è il mare: è in collina e sorride tra le nevi dei Nebrodi e delle Madonie) a Treviso esattamente come l’americano a Parigi di Gershwin.

Da qualche anno abita a cavallo di un fiume, a due passi dall’università, assieme ad Angela, in una casetta delle fate. Lui Treviso la frequenta nelle pause tra una trasmissione e l’altra. Di recente lavora come un forsennato e quindi la vede poco. Ma, dice, gli manca. Qui vive la sua “signora” e qui non gli mancano gli amici. Anche se li seleziona con accortezza (non è certo un “caciarone” che gira seminando e accettando pacche sulle spalle).



I selfie però non li nega e neanche la “raccolta complimenti” che alla gente di spettacolo fa sempre piacere. A lui forse di più, essendo arrivato al successo con tempi... comodi e quindi apprezzando di più la riuscita della propria storia.

Cosa ti ha portato a Treviso, come, cosa ti ha convinto a restare e prendervi casa.

«A Treviso mi ha portato il cuore, e per questo lo ringrazio moltissimo. Pensa se mi avesse portato in Islanda a Reykjavìk o in Kazakistan, non so una parola né di Reykjavìkese né di Kazakistanese, sarebbe stato un grosso problema».

Meglio il luogo o la gente?

«Avrei preferito che mi chiedessi se voglio più bene alla mamma o al papà. Scherzo, per semplificare direi che

è la gente che fa il luogo ma è il luogo che forma e forgia la gente, quindi senza la gente non esiste il luogo e senza il luogo non esisterebbe la gente. Se qualcuno mi spiega quello che ho detto ne sarei felicissimo».

La cosa, il luogo più bello?

«C’è l’imbarazzo della scelta, comunque quando si sbuca sulla Riviera Margherita sfido chiunque a non emozionarsi, in questo periodo ancora di più. Gli addobbi natalizi in acqua la rendono ancora più magica. E non lo dico solo perchè sono amico di una coppia di cigni che ci vivono. Altro scorcio bellissimo e’ lo strettissimo Vicolo Trevisi che da Piazza Dei Signori porta in Pescheria, inizia da uno slargo dove c’è una vecchia saracinesca dipinta con un bellissimo razzo, chissà quanti anni fa e chissà da quale street-artist. E se fosse stato Banksy? La stradina poi attraversa il ponte della Malvasia dove la statua dello scultore Costi che ha lo studio all’angolo è lì da anni che aspetta di tuffarsi.

PUCCI TREVISO GRANTAVOLATA E CONCERTI E ASSALTO AL PEZZO DI TOVAGLIA PER RICORDO, IN FOTO IL MAGO FORET AGENZIA FOTOGRAFICA FOTOFILM
PUCCI TREVISO GRANTAVOLATA E CONCERTI E ASSALTO AL PEZZO DI TOVAGLIA PER RICORDO, IN FOTO IL MAGO FORET AGENZIA FOTOGRAFICA FOTOFILM


E la cosa, la costruzione o il luogo peggiore?

«La bellezza sta negli occhi di chi guarda, diceva il poeta. Pur sforzandomi non me ne vengono in mente, per i miei gusti anche alcune costruzioni cosiddette moderne convivono in armonia con lo stile dei suoi vecchi palazzi».

Cosa aggiungeresti?

«Chi sono io per aggiungere…non sempre è utile aggiungere un ingrediente in più ad una ricetta già buona di suo. Visto che ruffiano?!».

La persona che ti piace di più e perchè?

«Ci sono un sacco di belle persone in città che vorrei frequentare di più, che mi mettono sempre di buon umore, come per esempio Stefano dell’Osteria Arman, il pittore e vignettista Beppe Mora, il musicista Ricky Bizzarro. Anche se non lo conosco mi affascina molto Jonny Radiolina, l’uomo con la bici super accessoriata di luci e altoparlanti che vaga per la città con musica ad alto volume ma sempre di ottima qualità. Devo anche dire che non mi è mai successo di passeggiare in città senza che qualcuno mi abbia offerto uno spritz. E continuiamo con questa tradizione».

Se Treviso fosse una trasmissione?

«Tu si que vales».

Se fosse un film?

«Anziché Su e giù per Beverly Hills, direi Su e zo’ par Calmaggiore».

Il luogo che conosci meglio?

«Un luogo dove si sta bene e che frequento quando posso è Il Teatro Del Pane. Il direttore artistico Mirko Artuso offre una programmazione mai banale».

Una cosa che puoi fare solo qui?

«Comprare il quotidiano La Tribuna».

Girando per ristoranti di tutta Italia, una nostalgia trevisana?

«Adoro Radicchio e Prosecco ma li trovo dappertutto …o forse mi pedinano».

Abiti vicino all'università: è davvero il quartiere latino?

«Certo, controlla su Google Maps, ci arrivi da Piazza San Leonardo o dalla Riviera Margherita. Scherzo: è chiaro che non ha niente a che vedere con quello di Parigi ma anche il nostro è un piccolo gioiellino in città con negozietti curiosi e di qualità e pullula di giovani universitari dalle belle speranze».

Il monumento a Del Monaco: tenere o togliere?

«A me piace e mi piaceva molto anche la scultura del toro di Christian Balzano che per un po’ è rimasta vicino alla Loggia dei Cavalieri. Il tenore Del Monaco appartiene alla storia della città e mi sembra giusto che venga celebrato, quando ci passo vicino lo saluto sempre. Mi piacciono molto anche le sculture in rete metallica di Mario Martinelli disseminate sui muri della città».

Una sciatteria della città?

«Non ne vedo. La sua bellezza impone un certo rispetto a chi la frequenta».

Una cosa che esporteresti?

«Il modello Treviso nella sua interezza mi sembra un modello da esportare. Non conosco molte altre realtà che possono vantare la stessa qualità della vita, librerie, cinema, teatri e musei di alto livello, e due festival musicali estivi esagerati: Suoni di Marca e l’Home Festival. Diciamo la verità, un modello che non molti possono permettersi. Adesso posso avere la Green Card?». 


 

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