Hitler, la bufala del figlio solighese

FARRA DI SOLIGO. Una leggenda, senza prove storiche, che ciclicamente ritorna: quella del figlio illegittimo di Hitler a Soligo. A rilanciarla, annunciando una prossima pubblicazione, è Lucio Tarzariol, bibliotecario a Tarzo, bibliofilo, ufologo e artista per passione, che negli anni scorsi di figli illegittimi “illustri” ne aveva trovato un altro: quello di Stalin, sepolto a suo dire sulle montagne di Vittorio Veneto. Secondo Tarzariol, che sostiene di basarsi sui vecchi diari di don Giovanni Pasin, parroco di Soligo un secolo fa, Hitler sarebbe arrivato a Soligo (e precisamente al Bon Bozzolla) durante la Prima Guerra Mondiale, che il futuro “fuhrer” combatté come soldato, in quanto ferito. Hitler avrebbe poi frequentato l’osteria di Soligo (ancora oggi esistente, il “Senso Unico”) e conosciuto una bionda 17enne del luogo, con cui avrebbe avuto un figlio tenuto, ovviamente, segretissimo.
A supporto della bizzarra tesi, Tarzariol ripropone una foto dell’epoca in cui compaiono don Giovanni Pasin e un gruppo di soldati austriaci, uno dei quali identificato (da Tarzariol) come Hitler in persona per via dei baffi. Gli storici bollano l’intera vicenda come una “bufala”. «Forse è un romanzo di fantasia» commenta Isabella Gianelloni, storica coneglianese «non c’è alcuna fonte storica. Se Tarzariol ne ha, le produca: non bastano i racconti del prete di Soligo. Chi è andato davvero all’archivio di Vienna a studiare la biografia di Hitler soldato, prima di diventare cancelliere, non ha mai trovato suoi passaggi in Italia». «Questa storia dei diari di don Giovanni Pasin era già stata divulgata negli anni scorsi, ma gli storici non hanno mai dato alcun credito a quei documenti» spiega anche Flavio Nardi, il librario di Pieve, esperto di storia e pubblicazioni locali «il libro del parroco di Soligo era pieno di inesattezze, senza alcuna possibilità di verifica, e non ha mai avuto presa fra i veri esperti. Nelle varie biografie di Hitler in cui mi sono imbattuto, non ho mai trovato riferimenti a suoi passaggi in Italia ai tempi della Prima Guerra Mondiale».
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