Grazie a orchidee e ortensie arrivano 10 mila euro all’Advar

Successo per l’iniziativa di Daniele Barbazza, titolare  del Barbazza Garden Center Ieri la consegna dell’assegno ad Anna Mancini Rizzotti

Acquistare un’azalea, un’ortensia o un’orchidea può essere un atto di salvaguardia dell’ambiente ma anche della vita. E se quest’atto frutta 9.911 euro da devolvere all’Advar di Treviso, associazione che dal 1988 si occupa dei malati terminali di cancro, si può dire che l’intento del suo promotore, Daniele Barbazza, titolare del Barbazza Garden Center, sia pienamente riuscito. A tanto infatti ammonta la somma fruttata per l’Advar dall’iniziativa “Prenditi cura di una pianta, prenditi cura di ADVAR” con l’hashtag #unapiantperAdvar, che da marzo a dicembre 2019 ha visto la messa in vendita di dieci “piante del mese” al vivaio di via San Pelajo, sul cui prezzo di listino il 10% è stato accantonato a favore di Advar.

Ieri mattina la consegna dell’assegno ad Anna Mancini Rizzotti, presidente dell’associazione che ha spiegato come con tale cifra si possa sostenere l’equivalente di 1000 giornate di assistenza domiciliare per malati di cancro sul territorio. Considerato l’apprezzamento, anche da parte dei clienti (le piante “del mese” a favore di Advar sono state le più vendute), l’iniziativa sarà replicata nel 2020 a partire da marzo e con le stesse modalità. L’Advar conta sul supporto di oltre 300 volontari opportunamente selezionati e preparati da una formazione in partenza di servizio e permanente con la supervisione di psicologi, 70 professionisti tra dipendenti e collaboratori, che assistono 18 malati residenti all’hospice “Casa dei gelsi” in via Fossaggera, e oltre 50 malati a domicilio. Il sostegno è dato inoltre alle loro famiglie con un migliaio di ore di colloqui all’anno, e grazie al progetto “restare insieme” l'Advar porta assistenza psicologica anche tutte le persone che hanno subito un lutto dovuto alla perdita di una persona cara, sia per malattia ma anche per incidente stradale o altre cause. «Il nostro progetto», chiude Barbazza, «ricorda alle persone la similitudine tra la costanza delle cure che una pianta richiede e la continuità di sostegno di cui Advar ha necessità per poter sostenere i bisogni dei malati e delle famiglie nel nostro territorio». —

Elena Grassi

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