Gli scarichi privati finiscono nei canali di Treviso. Il fiume Botteniga fogna a cielo aperto

L’associazione guidata da Roberto Stocco torna alla carica. Treviso resta la “città sospesa sulle acque” però inquinate
Canalette trasformate in fogne a cielo aperto
Canalette trasformate in fogne a cielo aperto

TREVISO. Il fossato di via Mandruzzato, quello di via Celsi, i canali che sfociano sul Botteniga dall’area di via Pisa. Sono tutte fogne a cielo aperto. Letteralmente. Perché in quell’area la condotta fognaria non c’è e i depuratori privati non assolvono al loro compito. Problema storico quello della depurazione delle acque, che fa di Treviso una delle città meno efficienti da questo punto di vista – con gli utenti del centro storico quasi tutti senza allacciamento – anche se negli ultimi anni si è passati dal 33% di cittadini allacciati al 42%, posando circa 8 km di condotte fognarie.

La denuncia arriva dal gruppo Vivere il Botteniga, da tempo impegnato nella valorizzazione del fiume di risorgiva che alimenta il Sile, e che storicamente ha fatto da forza motrice per diverse attività della città, a partire dall’ex fabbrica tessile di viale Luzzatti. Non si tratta solo di storia e valorizzazione, ma anche di salute e ambiente.

«Qui d’estate c’è un odore insopportabile. Quando i canali sono in secca quello che resta è solo il materiale scaricato dalle abitazioni del luogo», dice Roberto Stocco, membro dell’associazione. I lavori di disboscamento in via Celsi hanno portato alla luce un altro fossato, in precedenza nascosto da siepi e sterpaglie, su cui scaricano il gruppo di case vicino al bacino di invaso della strada. L’acqua che vi scorre è bianco opaca. Dalla parte opposta il canale che scorre a est dei palazzoni di via Pisa, proprio dove finirà la nuova ciclabile, è in secca, resta solo una poltiglia biancastra e maleodorante, anche questa dovuta a detersivi e scarichi.

«Tutti qui hanno le vasche, se le svuotassero più spesso lo scarico nei canali sarebbe ridotto. Ci sorprende che negli anni quando si sono autorizzate nuove lottizzazioni non siano state realizzate nuove condotte e non si sia pensato di risolvere il problema per tutta l’area. Parliamo di centinaia di utenze», aggiunge Stocco.

Vivere il Botteniga non mette il mirino su un’amministrazione comunale in particolare, «è un problema storico e annoso», ma vorrebbe vedere un cambio di rotta. In via Mandruzzato la situazione è anche peggiore. Il fossato corre su entrambi i lati della strada e qui gli scarichi sono nascosti sotto i ponticelli per accedere alle proprietà private. Quello che non è nascosto è il contenuto. Il canale ha una patina oleosa e densa che lo ricopre, in alcuni tratti sembra ci siano finiti idrocarburi, e poi le solite schiume bianche e l’odore di fogna. A fianco all’invaso realizzato in via Mandruzzato per i lavori di via Santa Bona Vecchia, con tanto di parco e panchine, un altro canale-fogna. «Eppure hanno eseguito lavori idraulici l’anno scorso. Questa è tutta acqua che va a finire sul Botteniga e poi sul Sile», aggiungono dall’associazione.

Da Alto Trevigiano Servizi (Ats) assicurano che proprio per quell’area sono in corso diverse azioni: «Sono problemi che conosciamo. La condotta in corso di realizzazione per la lottizzazione di via Celsi servirà anche ad allacciare le altre abitazioni», assicura l’amministratore Pierpaolo Florian. «In via Pisa invece c’è un depuratore privato, stiamo trattando con il Comune e con l’amministratore del condominio per allacciarlo alla rete. I privati contribuiranno con una parte e noi metteremo il resto. In via Mandruzzato c’è un altro problema. La strada è tortuosa e non si può realizzare una condotta».—
 

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