Gipi: la (sua) crisi dei 50 anni punta dritta al Premio Strega

Da tre mesi uno scrittore, Silvano Landi, è ricoverato in una clinica psichiatrica. I medici, che lo curano con dosi massicce di farmaci, hanno formulato una diagnosi perentoria: schizofrenia improvvisa con atteggiamenti compulsivi a indirizzo monotematico. La malattia, che inaridisce i sentimenti e raggela la volontà, lo ha isolato dal flusso tumultuoso della realtà esterna per sprofondarlo in un abisso di confuse ossessioni. Il primo sintomo si era manifestato all’approssimarsi del cinquantesimo compleanno, quando, svegliatosi da sogni inquieti, aveva visto la propria immagine allo specchio ed era inorridito. A lungo si era illuso di possedere ancora l’aspetto di un diciottenne, e solo in quel momento, d’improvviso, riconoscendo nelle rughe del volto i segni di tante sconfitte, aveva capito che il tempo dell’esistenza ormai correva inesorabilmente verso la fine.
Consegnato alla depressione, abbandonato dalla famiglia, inaridita la creatività, Landi fissa il vuoto e di tanto in tanto traccia sulla carta due immagini, sempre le stesse - una stazione di servizio e un grande albero secco - forse inconsce allegorie della solitudine e dell’impotenza. La sua mente, incapace di mantenere un rapporto con ciò che lo circonda, lo spinge a immedesimarsi nel bisnonno, soldato nelle trincee della prima guerra mondiale. Di lui, tanto tempo prima, ha ritrovato le lettere scritte alla moglie dal fronte e ne è rimasto sconvolto. Raccontano emozioni lancinanti e sentimenti estremi; descrivono le paure dell’attesa e l’orrore della battaglia; rivelano la fragilità dell’uomo.
Lo scorso dicembre anche Gianni Pacinotti - illustratore, scrittore, cineasta, più noto come Gipi - ha compiuto cinquant’anni. Ma già prima, approssimandosi quella età in cui sono inevitabili i bilanci, aveva sentito il bisogno di scrutare nel fondo dei propri tormenti e di creare un personaggio nel quale in qualche modo specchiarsi. Lo ha chiamato Silvano Landi e lo ha fatto diventare protagonista del romanzo a fumetti “Unastoria” recentemente pubblicato da Fandango-Coconino Press. Il libro, che rappresenta il ritorno di Gipi alla narrativa disegnata, dopo le esperienze come regista dei film “L’ultimo terrestre” (del 2011) e “Smettere di fumare fumando” (del 2012), è subito diventato un caso editoriale, sia per le migliaia di copie vendute, sia perché il suo editore, Domenico Procacci, ha dichiarato che intende candidarlo al Premio Strega. Ancora, ovviamente, non è dato di sapere se “Unastoria”, sarà il primo graphic novel ammesso ad una delle competizioni letterarie più prestigiose d’Italia. In ogni caso è indubitabile che la letteratura - quella capace di generare nuovi mondi e nuove sintassi - scorre davvero in ognuna delle sue centoventisei pagine. Si palesa nella struttura del testo, nella disposizione dei piani narrativi, nel ritmo dialogico, nella fusione, fascinosa e perfetta, della scrittura con l’arte grafica.
Come nelle precedenti opere “La mia vita disegnata male” e “Baci dalla provincia”, che lo fecero conoscere al pubblico di mezza Europa, anche in questo suo ultimo lavoro, l’artista Gianni Gipi Pacinotti impiega le più varie tecniche pittoriche per coinvolgere emotivamente il lettore. Sequenze illustrate con sottili tracce di inchiostro, dove figure e oggetti in bianco e nero galleggiano in inquadrature prive di bordi, si alternano a vignette e a grandi illustrazioni in cui tutte le sfumature dei colori acquerellati - di volta in volta luminosi, impalpabili, gelidi e oscuri - si dispongono sulle pagine per evocare l’essenza della natura e il suo ruolo nel destino degli uomini, o per rivelare i turbamenti che lacerano l’anima e la mente di Silvano Landi, il personaggio che Gipi ha creato per raccontare un po’ di se stesso.
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