«Ghiaia in vendita» a Nove per le grandi opere viarie

Inerti per due milioni di metri cubi nell’ex cava in Val Lapisina al miglior offerente L’assessore Fasan: «Non si farà il poligono, ma i materiali non saranno sprecati»

di Francesco Dal Mas

VITTORIO VENETO

Sono ben 2 milioni i metri cubi di ghiaia, pietrisco ed altri detriti che incombono nella ex cava alle spalle di Nove, in Val Lapisina. Il sito doveva essere bonificato dalle imprese Grigolin e Lot per costruire il poligono più grande d’Europa. Un affare, per il Comune, tra i 5 e i 6 milioni di euro. Tempi troppo lunghi in Regione per le autorizzazioni (6 anni) e gli imprenditori interessati hanno desistito. Adesso è l’amministrazione comunale ad insistere perché quei «rifiuti» diventino una risorsa, mettendoli a disposizione di qualche cantiere di grandi opere pubbliche. «I nostri non sono materiali inquinati, con questa cava nessuna organizzazione malavitosa ha a che vedere, quindi i costruttori che vogliono essere limpidi e trasparenti si facciano avanti», sollecita Bruno Fasan, assessore alle opere pubbliche, che risiede in Val lapisina e che si è battuto a lungo per risolvere l’annoso problema.

Fasan ha letto in questi giorni le indagini che riguardano i materiali usati per la costruzione della Valdastico. Ha sentito dei rospetti relativi ad altre infrastrutture. E si dice arrabiato. «Arrabbiato perché – spiega – accadono cose incomprensibili: abbiamo una ex cava riempita di inerti, in gran parte reduci da lavorazioni pulitissime, di escavazione, non di fanghi industriali; inerti che non si riesce a mettere sul mercato, perché evidentemente si specula su materiali inquinanti, forse notivi».

L’amministrazione vittoriese, concluso (almeno apparentemente) il capitolo del poligono, passa dunque all’azione, alienando anche anche questo bene, così almeno è ritenuto. «Certo, dovremmo rifare i conti. Magari si potesse riprendere in mano il progetto del poligono di tiro interrato (nella cava) – sospira Fasan – un progetto che avrebbe attirato 40 mila appassionati e loro familiari da tutta Europa, ogni anno, rilanciando il settore ricettivo a Vittorio Veneto e nei dintorni».

Per attirare 1200 persone bastano, infatti, due giorni di una semplice gara, come quella che si tiene ogni anno nel micro poligono del Fadalto. Fasan conferma che Grigolin e Lot non hanno detto proprio l’ultima parola. «Le difficoltà sono derivate non solo dalla crisi delle costruzioni, ma anche dalle lungaggini in Regione, dove la pratica è rimasta sostanzialmente ferma per 6 anni». «E si pensi – conclude l’amministratore fadaltino – che il progetto aveva raccolto il benestare di tutta l’assemblea municipale e che anche gli stessi ambientalisti lo stavano valutando con senso positivo».

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