Genitore insulta il prof dovrà pagare 3.700 euro

Alla madre decreto penale di condanna a 15 giorni convertito in un’ammenda Il diverbio era scoppiato al Giorgi dopo una nota nei confronti del figlio
TREVISO 01/12/2006 FURTO MOTORINO AL GIORGI - FURTO MOTORINO AL GIORGI
TREVISO 01/12/2006 FURTO MOTORINO AL GIORGI - FURTO MOTORINO AL GIORGI

Note disciplinari diventate per le famiglie degli studenti così difficili da digerire al punto da non riuscire più a mettere le briglie alla maleducazione. Destinate persino a concludersi con un bel “vaffa...” pronunciato a chiare lettere e senza ritegno alcuno in faccia al professore da genitori ormai senza più freni. Protagonista della vicenda, nonché bersaglio di quel “vaffa” piovutogli addosso in sala ricevimento al termine di un colloquio con i genitori di uno dei suoi studenti, è un professore dell’Istituto Giorgi-Fermi in città. La vicenda risale all'aprile del 2015. E per volontà del docente è finita in Tribunale con tanto di querela a carico della mamma dell’alunno.

È invece di fine maggio di quest'anno la sentenza definitiva giunta per procedura accelerata dal Tribunale di Treviso, con il giudice che ha dato ragione al professore. E con un decreto penale di condanna di 15 giorni di reclusione emesso nei confronti della donna. Tirate le somme, alla signora è stata infine concessa la possibilità di convertire la pena con il pagamento di una multa del valore di 3.700 euro. Pena tuttavia sospesa perché la donna ad oggi risulta essere incensurata. Con tutto il carteggio dell’incredibile vicenda tra le mani è il professore a mettere la parola fine all'episodio certo più sgradevole capitato in decenni di docenza: «In 35 anni di insegnamento non mi è mai successo un fatto così grave», spiega ancora incredulo di quanto accaduto, «la denuncia di offesa a pubblico ufficiale è potuta scattare soltanto perché ero in servizio. La scuola è un luogo pubblico e con me in aula c'erano dei testimoni».

Una nota disciplinare andata di traverso può arrivare a spingere dunque un genitore a mandare senza mezzi termini il prof a quel paese. Eppure la denuncia di offesa a pubblico ufficiale, presentata al Tribunale di Treviso a difesa dell'insegnante dall'avvocato Alessandra Gemin, non è affatto partita senza batter ciglio. Almeno non prima che il docente abbia tentato tutte le strade del dialogo. A cominciare da una lettera per spiegare i fatti inviata alla dirigente scolastica dell'istituto.

Per continuare con la richiesta ai genitori in questione da parte della stessa preside di un colloquio per chiarire in modo civile la vicenda. E non prima che fosse la stessa preside a chiedere direttamente alla famiglia dell'alunno di scrivere una lettera di scuse indirizzata al professore. Tutto sarebbe finito lì. Ma non soltanto le scuse non sono mai giunte a destinazione. È pure continuata la crociata dei genitori a difesa del proprio figlio. Con la madre che mai ha chiaramente ammesso di aver scandito quel “vaffa” e ha continuato invece a gettare acqua sul fuoco: «C'è stato un comportamento non certo lodevole, ma nei limiti dell'educazione», scrive la famiglia in una lettera inviata alla scuola. Quanto basta per far traboccare il vaso. È stato solo a questo punto che il professore da solo ha deciso di far scattare la denuncia per offesa a pubblico ufficiale perché non è prevista la tutela del dipendente, perché il genitore non ha offeso la scuola ma solo il docente.

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