Futura Recuperi porta il Comune davanti al Tar Il sito è ora a rischio
PAESE
L’iter era partito alla fine del 2017: Futura Recuperi intendeva insediarsi quanto prima con un nuovo centro di trattamento rifiuti a Paese, nella zona industriale di via Deledda. Ora, una decina di mesi dopo, tutto finisce sui banchi del Tar Veneto. La società padovana che da tempo gestisce gli impianti di trattamento rifiuti di Trebaseleghe, infatti, ha di fatto portato al Tribunale amministrativo regionale non una parte qualunque, ma il comune di Paese.
Motivo? L’azienda padovana ha richiesto l’annullamento, previa misura cautelare, della delibera con cui a fine giugno il consiglio comunale aveva approvato una variante al Piano degli interventi. Documento in cui il municipio - tra gli altri vincoli - inseriva una clausola importante: «No assoluto a nuovi impianti che trattino rifiuti sul territorio di Paese».
Il tutto anche sull’onda delle vicende (e polemiche) legate a Cava Campagnole, area in cui era subentrata un’altra ditta che tratta rifiuti, la Cosmo Ambiente di Noale. Nei giorni scorsi, da parte della giunta a guida Francesco Pietrobon, la decisione di costituirsi in giudizio di fronte alla Futura Recuperi. «Paese, sul piano ambientale, ha già fatto anche troppi sacrifici, pensiamo solo alle discariche» spiega Vigilio “Lucio” Piccolotto, consigliere con delega ad ecologia ed ambiente, «gli unici impianti legati ai rifiuti che contempliamo, come stabilito nella deliberazione impugnata, sono quelli con finalità pubblica, cioè i Cerd. A tutto il resto ci opporremo con forza».
La Futura intenderebbe insediarsi in un’area di circa 21 mila metri quadrati, edificando un quarto del sito con un nuovo fabbricato industriale (per circa 4500 metri quadrati) e realizzando poi un'ampia area di stoccaggio e parcheggi. Il tutto trattando circa 60 mila tonnellate di rifiuti l’anno, tra materiali ferrosi, vetro, plastiche e, soprattutto, carta e cartone. Aspetto, quest'ultimo,che tuttavia non tranquillizza l'amministrazione. «Nelle documentazioni presentate alla Provincia, a cui abbiamo posto le nostre osservazioni, risulta che le selezioni dei materiali oltre a materie prime seconde potrebbero portare anche a rifiuti pericolosi» chiude Piccolotto, «non ci stiamo: Paese ha già dato». La parola, ora, spetterà al Tar. —
Alessandro Bozzi Valenti
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