«Foto hard della prof? È il passato Giudichiamo solo come insegna»

Il presente impeccabile di una supplente precaria. E il passato remoto, pronto a far affiorare di lei quegli scatti osè molto spinti, tornati improvvisamente a galla da un sito internet per poi venire scagliati come un boomerang nelle maglie di whatsapp. Fino a prendere il largo, di cellulare in cellulare, tra gli studenti del liceo, facendo il giro della scuola. La docente di spagnolo supplente del liceo Duca degli Abruzzi che si è vista improvvisamente restituire da internet foto di gioventù affogate nel dimenticatoio mette per prima la parola fine a quanto accaduto, ormai lontano nel tempo: «Stiamo facendo gossip di basso livello. Quello che è successo 15 anni fa quand’ero studentessa non va a intaccare il mio impegno e professionalità di oggi. Con tutte le difficoltà dei docenti precari...».
La preside. Il caso della professoressa supplente finita nell’occhio del ciclone per suoi scatti piccanti scattati anni or sono - si parla di una quindicina - è infine approdato nell’ufficio della dirigente del liceo Duca degli Abruzzi, Maria Antonia Piva. La preside ha incontrato ieri la professoressa, giunta in classe al liceo in città appena il tempo di una supplenza quindici giorni. Ed è lei per prima a marcare in maniera netta il confine tra il passato e il presente della supplente, riportato a galla senza filtri dalla rete. Non manca pure di togliere, citando i latini, qualche sassolino dalla scarpa: «A Treviso siamo rimasti ancora al villaggio dei tempi del film Signore e Signori? Nihil sub sole novum. Niente di nuovo sotto il sole. Ho ascoltato la professoressa. Ha lavorato bene. È stata seria, puntuale e sta completando con solerzia e competenza la supplenza di due settimane. Tutti abbiamo una vita privata fatta di varie tappe. Da giovani sono tante le cose che si fanno. Ma questa è un’altra questione, personale, non ha nulla a che vedere con la sfera professionale».
La scuola prende dunque le distanze da ciò che la rete può riuscire a catapultare addosso, senza veli. Rovistando indietro nel tempo indelebile di internet: «Come dirigente sono tenuta a giudicare il presente dell’insegnante, non il suo passato o il suo privato. Da noi ha insegnato in maniera attenta e adeguata. Spetta al preside verificare se ha lavorato in modo proficuo».
I colleghi. A far sbiadire quel passato dell’insegnante precaria con le sue fotografie sexy sono anche i colleghi professori per appena il tempo di due settimane: «Nessuno mette in dubbio le sue competenze come docente. Non ha forse il diritto di vedere rimosse quelle immagini dopo così tanto tempo? Perché spuntano adesso, dopo tanti anni passati?», si domanda una docente di ruolo del Duca. Il passato resti fuori della porta. È la risposta secca della scuola all’eco senza briglie di internet.
Il provveditore. A riportare la questione sul piano del presente è anche il dirigente dell’Ufficio scolastico di Treviso, Giorgio Corà. Non sarà compito del provveditorato fare luce sulla vicenda: «Non c’è alcuna procedura disciplinare da mettere in atto», spiega il dirigente Corà, «In questo i presidi hanno autonomia. Quello che ha fatto la docente 15 anni fa non ha nulla a che vedere con l’attuale rapporto di lavoro». E pure puntando la lente sul codice deontologico in vigore, che richiama alle regole di comportamento tutti i dipendenti della pubblica amministrazione, il caso della docente supplente del Duca si scioglie come neve al sole: «Il richiamo è alla correttezza. Il codice prende di mira la corruzione», continua Corà, «Non si fa riferimento al senso comune del pudore. Non è un codice moralistico. Certo, qualsiasi impiegato della pubblica amministrazione deve comportarsi anche fuori dall’ambito professionale in modo da non produrre danni all’immagine della stessa. Ma non è il caso di fatti accaduti lustri fa. Nessuno ha mai criticato la professionalità della professoressa».
Gli studenti. A provare a mettere il freno al can-can rimbalzato da internet ai cellulari adesso sono gli stessi studenti: «È vero che le foto sono circolate nei telefonini degli alunni», afferma uno dei rappresentanti di consulta del Duca, «Ma la maggior parte degli studenti sostiene che la donna è libera di fare ciò che vuole e non deve essere per questo criticata. Questo episodio lontano nel tempo non ha nulla a che vedere con la professionalità della prof in questione».
I genitori. Nessuna levata di scudi da parte delle famiglie degli studenti del Duca che mettono nelle mani dell’ufficio scolastico di Treviso eventuali accertamenti: «Sarà il provveditorato a considerare il caso», afferma Maria Novella De Luca, del comitato genitori del liceo, «Certo bisogna saper separare il lavoro dell’insegnante di oggi dalle scelte di vita capitate in gioventù».
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