Fondazione Marca Treviso, è spaccatura tra i Comuni

BORIN . AG.FOTOFILM . SILEA . ALLARME CORONAVIRUS FASE 2, RESTERA AI BURCI
BORIN . AG.FOTOFILM . SILEA . ALLARME CORONAVIRUS FASE 2, RESTERA AI BURCI

mogliano

Intesa di nome, ma non di fatto: nell’ultima riunione dell’Ipa Marca Trevigiana i comuni hanno votano in ordine sparso sull’adesione alla Fondazione Marca Treviso, riaprendo così la mai sopita “faglia del Sile”.

A nord e sud di Treviso continua il braccio di ferro sulla gestione dei servizi e delle politiche di promozione del turismo. Nella giungla del “sottogoverno” trevigiano la temperatura torna ad alzarsi. Nella seduta di venerdì 8 maggio dell’Ipa Marca Trevigiana (tavolo che riunisce amministrazioni comunali, sigle sindacali e associazioni di categoria, costituito nel 2011 come “strumento di programmazione decentrato”) i comuni di Mogliano, Preganziol, Casier e Casale si sono resi protagonisti di un nuovo strappo sul tema della gestione dei servizi turistici nel territorio. San Biagio si è astenuto e tutti gli altri hanno detto sì.

Il provvedimento passa ma i mal di pancia restano. Quale provvedimento? Con l’adesione formale dell’Ipa alla Fondazione Marca Treviso, concretamente, su un bilancio complessivo di 87 mila euro a disposizione del gruppo di lavoro intercomunale, ben 5000 euro vengono “drenati” nelle casse della Fondazione, ente creato nel 2019 per assicurare la continuità operativa dell’ex Consorzio di Promozione Turistica Marca Trevigiana. I comuni “ribelli” dell’asta del Terraglio e del comprensorio a sud del capoluogo con il loro voto contrario hanno deciso ancora una volta di smarcarsi dalla gestione “centralista” del turismo trevigiano, legata in particolare al tandem Garatti-Martini.

All’ombra di Ca’ Sugana, dunque, si riverberano nuovamente le fratture già emerse a fine 2018 con l’addio dei comuni del Terraglio (in quel caso Mogliano e Preganziol) all’Ogd Città d’Arte e Ville Venete del territorio Trevigiano, di cui proprio il direttore della Fondazione Marca Treviso, Alessandro Martini è, guardacaso, coordinatore. Venerdì, di fronte agli altri membri del tavolo (Ascom, Ance, Coldiretti, Confartigianato, Unindustria, Cigl, Cisl e Uil), si è consumata una nuova frattura. Nel risiko della promozione turistica, da sempre, la Marca Sud risulta penalizzata: basta guardare anche solo la geografia delle cariche in seno all’ex consorzio, presieduto da Giovanni Garatti, dell'Hotel al Fogher. Parlando di Ogd (ovvero “Organizzazioni di Gestione della Destinazione”) i comuni ribelli puntano a creare un nuovo polo: «La nostra area è schiacciata tra entità che poco ci rappresentano e che non valorizzano l’omogeneità del nostro territorio. La Marca Sud va valorizzata» spiega Giorgio Copparoni, assessore al turismo di Mogliano «da Zero Branco a Quarto d’Altino, compresi Casier e Casale. In quest’area serve una programmazione comune. Tra le tante funzioni che può svolgere l'intesa programmatica d'area mettere ai voti quel punto ci è sembrata una forzatura fuori luogo». Nel futuro scenario del turismo trevigiano serve un’intesa. —

Matteo Marcon

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso