Flash mob, cortei e manifestazioni Organizzatori a rischio denuncia

Marco Filippi / treviso
Flash mob spontanei e manifestazioni non autorizzate che hanno provocato assembramenti, in questo periodo vietati, nei diversi centri della Marca, sono ora al vaglio della questura. Gli uomini della polizia di Stato, in particolare della Digos, stanno infatti raccogliendo informazioni, oltre che vagliando fotografie e immagini registrate, per individuare chi vi abbia preso parte e soprattutto se siano state rispettate le distanze tra i diversi manifestanti. Il rischio, per chi ha partecipato a manifestazioni non autorizzate lo scorso weekend, è quello di essere multato, se non abbia rispettato la distanza da altre persone. Ma soprattutto a rischiare una denuncia penale (una contravvenzione) per organizzazione di manifestazione non autorizzata sono gli organizzatori. Al vaglio della questura, secondo quanto si è appreso, ci sarebbero una mezza dozzina di manifestazioni che nello scorso weekend sono state organizzate, senza alcuna comunicazione o autorizzazione. Anche perché tutti coloro che hanno chiesto di poter fare un flash mob o una manifestazione che prevedeva assembramenti e pericolo di trasmissione del Covid-19 non se le sono viste autorizzare dalla polizia di Stato e gli organizzatori hanno accettato il rifiuto, non dando seguito alla manifestazione richiesta. Una manifestazione di artigiani si è tenuta anche ieri pomeriggio in Piazza dei Signori dove a gran voce è stata chiesta la riapertura di attività ancora chiuse. Alla manifestazione, oltre al sindaco Mario Conte, c’erano anche gli agenti della questura. In questo caso non sono state rilevate particolari irregolarità o assembramenti.
Per il momento non sono state ancora prese decisioni su denunce o eventuali sanzioni a seguito di altre manifestazioni. La questura sta valutando attentamente se usare il pugno di ferro oppure evitare di accendere gli animi di persone già provate da un periodo di isolamento, soprattutto per quelle categorie di commercianti e artigiani che sono ancora in attesa di avere l’autorizzazione per riprendere la propria attività.
In questura si attendono, inoltre, i verbali dei carabinieri di quelle manifestazioni che sono avvenute in paesi di competenza dell’Arma. Come ad esempio quella di Santa Lucia di Piave dove, qualche giorno fa, il sindaco Riccardo Szumski ha organizzato in campo Fiera la manifestazione del “Drive-in terapeutico” dopo quelli che lui stesso ha definito una terapia medica dopo «due mesi di reclusione, di Stato di polizia, di interruzione del lavoro».
Nel frattempo la Prefettura ha stoppato l’altra iniziativa dello stesso Szumski, che aveva autorizzato per ieri l’apertura dei negozi di barbieri ed estetiste. Il prefetto Maria Rosaria Laganà lo ha fatto con una diffida scritta sottolineando come il sindaco di Santa Lucia non abbia «potere o facoltà di autorizzare attività». —
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso