Fausta, una ricetta che resiste da 60 anni nel Portico di Mansi

La sua fortuna è stata non cambiare nulla: la farina, la stessa dal primo giorno, i pomodori, che arrivano direttamente da Frascati, e anche l’arredamento così fanè. La pizzeria Da Fausta oggi compie 60 anni, e la sua è una storia che attraversa i cambiamenti della città, dalla Treviso di Signore & Signori a quella del boom, fino alla crisi: 60 anni in cui i trevigiani hanno continuato a frequentarla e ad amarla.

Trofimena Mansi, la figlia di Alfonso che aprì nel 1957 la pizzeria, la prima a Treviso, ringrazia proprio i trevigiani, perché se quella del papà è diventata una storia di successo lo si deve anche a loro. E per sdebitarsi almeno un po’, oltre a continuare a fare una delle migliori pizze della città, oggi offrirà un aperitivo alle ore 19, poi dalle 20.30 sconto in cassa del 60% per chi cena. La sede attuale è la stessa che Alfonso Mansi ha aperto nel 1958, un anno dopo aver sfornato le prime pizze della città.

Nel 1957 appena arrivato a Treviso, Mansi riuscì a trovare in affitto un piccolo locale, dove ci stava a malapena il forno e un tavolino. È dove oggi si trova il magazzino delle pizzeria, a un paio di metri dall’entrata del locale, nel Portico Oscuro. Mansi, originario di Scala (Salerno), era stato invitato a venire a Treviso da un compaesano che si era già trasferito a Quinto: «Alfonso, qui non c’è nemmeno una pizzeria. Puoi venire a fare affari». E così era partito in avanscoperta, lasciando la fidanzata Fausta a Scala. L’inizio, inutile dirlo, è stato difficile: «Dormiva sotto il forno, non aveva ancora i soldi per pagarsi l’affitto di una casa», racconta la figlia Trofimena.

Vendeva solo spicchi di pizza, all’epoca quasi sconosciuta ai trevigiani. Un anno dopo la trattoria vicina chiuse i battenti, e Alfonso non si fece pregare tanto, prendendo in affitto lo spazio che tuttora ospita la pizzeria. «A quel punto ha fatto salire mia mamma Fausta», racconta Mena, «nonostante lei proprio non volesse. Le aveva promesso di restare qui solo qualche anno per fare un po’ di soldi, poi sarebbero tornati indietro». Ma nel frattempo è scoccata la scintilla anche per Fausta, gli affari hanno cominciato e ingranare, e non se ne sono più andati. Hanno aperto un’altra pizzeria, dove ora c’è Pino (su Signore & Signori in piazza c’è proprio Da Fausta), che faceva anche paste napoletane. Un’impresa che è durata poco, considerata troppo impegnativa da Fausta e Alfonso che durante la giornata si dividevano tra i due locali. Anche la pizzeria Da Carla, a Santa Maria del Rovere, porta la firma di Mansi, che contribuì ad avviarla con un amico.
Oggi Da Fausta è ancora come allora: «Sono convinta che sia la nostra carta vincente. Ho voluto seguire gli insegnamenti di mio padre: la pizza viene fatta ancora con la stessa farina, il pomodoro lo facciamo arrivare dalla stessa azienda di Frascati», continua Mena. Anche il pizzaiolo, Salvatore Esposito, non cambia da 40 anni. Ha imparato a fare la pizza da Alfonso e la fa allo stesso modo di allora. E i prezzi sono quelli da pizzeria, non da ristorante, «mio papà diceva sempre che la pizza è pane, non si può chiedere troppo ai clienti». Oggi, dopo la scomparsa nel 2015 anche di Fausta, (Alfonso è mancato nel 2002) in pizzeria, oltre ai sei dipendenti, con Trofimena lavorano il marito Stefano Marangoni e i figli Diana e Fausto. È proprio quest’ultimo che sembra intenzionato a proseguire nell’attività una volta che i genitori decideranno di andare in pensione. Sempre tenendo a fianco alla cassa la foto di Alfonso e Fausta, come memento di una storia di successo.
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