Fattura digitale, boom di piccoli negozi chiusi di Treviso

treviso. La fattura elettronica presenta il conto: boom di chiusure tra le attività commerciali di piccole dimensioni. In molti casi i gestori, spaventati dalla rivoluzione digitale e in mancanza di ricambio generazionale, hanno “accelerato” il pensionamento per non dover affrontare lo scoglio della nuova fatturazione. Certo, non è tutta colpa della norma entrata in vigore il primo gennaio, e la congiuntura economica negativa ha un peso notevole, ma a lanciare l’allarme è la Camera di Commercio, che nelle ultime settimane ha raccolto diverse storie di questo genere, con i commercianti che confessano di non avere intenzione di imparare a usare il nuovo strumento.
le chiusure. «Io ho 70 anni, mio marito 75, abbiamo questo negozio da una vita e saremmo andati avanti ancora qualche anno, ma a questo punto ci rinunciamo» è il messaggio arrivato pochi giorni fa dai gestori di un piccolo negozio della provincia a Mario Pozza, presidente della Camera di Commercio. La fattura digitale impone l’acquisto di un software e un minimo di competenze informatiche. Non è da tutti: «Il problema non riguarda le dimensioni delle attività, ma il ricambio generazionale» spiega Pozza, «so che in molti hanno rinunciato, soprattutto dove non ci sono figli o gestori più giovani in grado di prendere in mano l’attività. Nella maggior parte dei casi si tratta di persone prossime alla pensione che scelgono di interrompere l’attività per non dover adempiere ai nuovi obblighi». I settori più colpiti? «Commercio, abbigliamento e ortofrutta. Ma sono tanti quelli che fanno fatica, si respira un po’ di malessere generale».
i numeri. Di fattura elettronica si parla dalla scorsa primavera. L’intero 2018 è stato un anno di segno negativo per il commercio, per quanto riguarda la consistenza delle sedi d’impresa attive: secondo l’Ufficio studi e statistiche della Camera di Commercio, da settembre 2017 a settembre 2018 il saldo negativo in provincia di Treviso è di 274 unità (71 solo da giugno a settembre 2018). Le associazioni di categoria sono subissate di richieste di informazioni. Eppure una buona notizia c’è: «Ci sono sei mesi di tempo per adeguarsi» conclude Pozza, «in questo periodo di transizione nessuno sarà sanzionato».
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