Fa la chemio e muore Esposto dei parenti e autopsia bloccata

Preganziol, un 68enne spira dopo il primo giorno di farmaci La Procura stoppa i funerali. L’Usl 12: caso raro ma possibile

PREGANZIOL

Muore improvvisamente dopo pochi giorni dalla prima chemioterapia: la famiglia presenta un esposto in Procura a Venezia ed ottiene lo stop all'autopsia disposta dall'ospedale Civile di Venezia per la giornata di ieri, in attesa che il magistrato esamini il caso. Il protagonista della vicenda è F.P., pensionato di 68 anni, di Preganziol, residente da qualche tempo in laguna. Tutto inizia con un quantomai ordinario screening al colon retto, nell'ambito del programma di prevenzione dell'Usl 12, a cui l'uomo si sottopone lo scorso 14 ottobre. Pochi giorni dopo, la mazzata: il pensionato è affetto da un cancro che tuttavia i medici giudicano guaribile con un intervento chirurgico dal momento che era stato diagnosticato in tempo. Ai primi dell'anno, per il sessantottenne è tempo di finire sotto i ferri: viene operato l'11 gennaio all'ospedale Civile di Venezia e dopo qualche giorno viene dimesso. L'intervento pare riuscito. L'oncologo gli prescrive un programma di chemioterapia che prevede dodici sedute, una ogni quattordici giorni. Il 20 febbraio è fissata la prima, ieri doveva esserci la seconda. Il sessantottenne, al termine della prima chemio, viene informato dal personale dell'ospedale civile delle possibili conseguenze della terapia, tra cui vomito e diarrea. Nelle ore immediatamente successive al trattamento, F.P. pare reagire bene. Con il passare dei giorni, invece, la sua situazione va peggiorando. La notte del 28 febbraio la moglie allarmata chiama il 118: il marito è debilitato e, riferisce la donna, ha le gambe che tendono ad una colorazione bluastra. Il pensionato viene ricoverato prima in Oncologia, poi in terapia intensiva a Venezia. Ed è qui che muore nella mattinata di venerdì per arresto cardiocircolatorio. La moglie ed i due figli sono sconvolti per il decesso improvviso. Si rivolgono all'avvocato Marco Vianello e presentano un esposto alla Procura lagunare. Secondo quanto riportato nell'esposto, i familiari ricordano che nel foglio dell'accettazione in pronto soccorso era stata riportata la dicitura «intossicazione da chemioterapia» e che i medici avevano spiegato loro che il problema poteva essere nato da una difficoltà renale. Quanto la chemio abbia inciso sulla morte, sarà la magistratura a stabilirlo. I familiari vogliono la verità e per questo, attraverso l'avvocato Vianello, hanno ottenuto lo stop all'autopsia che l'ospedale aveva fissato per oggi. «I parenti non vogliano vendicarsi, ma stabilire cosa è successo con una autopsia medico-legale disposta dal magistrato e non dallo stesso ospedale» chiarisce il legale della famiglia del defunto». «Rivolgo alla famiglia il più sentito cordoglio, ma dalle prime informazioni raccolte risulta che la terapia è stata corretta ed adeguata alla condizione clinica del paziente – è stata la replica il direttore sanitario dell'ospedale lagunare Vincenzo Nardacchione – purtroppo accade, ed è riportato anche in letteratura che nello 0,5-1% dei casi, pur a fronte di terapie corrette, ci può essere una risposta individuale negativa da parte del paziente».

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso