Ecco i dissidenti di “#ioapro” dove oggi si mangia nel Trevigiano. In rete: «Pazzi», «no, è giusto»

TREVISO. «Chi lo fa?». In risposta alla domanda che circolava insistentemente su Telegram, il social network scelto dall’iniziativa per diffondersi nella Marca, è stato pubblicato un elenco quantomai incerto. Tra i papabili l’Osteria Jodo di Master, e La Siesta di Castelfranco, Osteria Ripasso, il Caffè Costa bassa e il Bar Bistrò Luci di Conegliano, l’agriturismo Le Colline di Vittorio Veneto. Poi il Ristorante La Paterna di Giavera del Montello; la Palestra gknl di San Zenone e l”In-forma” di Paese, la Pasticceria Acquolina di San Martino di Colle Umberto, La Bottega del caffè di Vittorio Veneto. Lo faranno?
Giovedì pareva di sì, lo hanno testimoniato loro stessi. Oggi? Si vedrà. Nel gruppo c’era chi chiedeva quale tutela legale si poteva avere, se era gratis, come si poteva fare per... Nel frattempo attorno all’iniziativa, mentre piovevano le censure delle associazioni di categoria e della prefettura, il pubblici si divideva.
In rete, sui social, dove è tanto facile la rissosa partigianeria quando semplice poi fare dietrofront, impazziva il dibattito tra pro e contro l’iniziativa dei commercianti. A scatenarlo anche l’intervista fatta dal nostro giornale a Elyson, titolare del bar La Siesta di Castelfranco,tra i partecipanti alla dissidenza. «Ho perso già 37 mila euro, una multa in più non mi cambia, ma è ora di dire basta».
I commenti? Sui due fronti schierati. «Se le promesse fossero state mantenute non si sarebbe arrivati a questa situazione. I contagi aumentano...questo sta a significare che le cause non sono da imputarsi né ai bar né ai ristoranti palestre» scrive Albino. E Giuliano: «Appoggio in pieno questa semi rivolta... Avete ragione al 110%». A rispondere Daniela: «Potete anche aprire per carità! Ma chi volete che venga, io di sicuro no, non voglio prendermi 400 euro di multa già che ce difficoltà».
E Mimmo: «Di sicuro le persone normali eviteranno questi fuorilegge che oltretutto creeranno un danno a tutta la categoria». Di segno opposto Cinzia: «Da quando I bar, ristoranti e altri locali sono chiusi, mi sembra che i contagi sono aumentati... Il contagio non lo si prende nei locali.... Basta con queste str... Bravissima Elyson». E invece ancora contro Tiziano: «E io insieme alla stragrande maggioranza delle persone che non vogliono infettarsi ce ne staremo alla larga dal tuo bar»; o Ivana: «Spero che se si dovesse contagiare qualcuno vi chieda i danni».
Fazioni contrapposte che alimentano un dibattito ferocissimo e serratissimo – com’è ormai tipico dei social – ma quanto davvero partecipato? Il nodo infatti sarà uno solo: chi darà seguito ai dissidenti? I locali apriranno, magari, ma per chi? A sostenere la protesta di “ioapro” tantissime voci che ripetono: «Dimmi dove sono i locali, io vado». Oppure «bravi, io vengo».
Ma poi? C’è sempre la cruda realtà che molto spesso – in questo caso come in tantissimi altri – vede comodi sul divano i tanti leoni da social network che fino al giorno prima predicavano dissidenza e prenotavano posti e spritz nei locali che avrebbero sfidato la legge. —
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso