E' morto Rebellato, meccanico dei campioni
Aveva assistito nei grandi giri i big del ciclismo Battaglin e Thévenet. Si è spento a 58 anni

Luciano Rebellato nel corso di una premiazione Di fianco l’immagine dell’artigiano morto a 58 anni aveva un negozio a Salvatronda, in via Sile
CASTELFRANCO.
Luciano Rebellato, meccanico di campioni come Battaglin e Pontoni, ma soprattutto noto artigiano produttore di biciclette, si è spento ieri mattina a 58 anni per un male incurabile. Malato da tempo, lascia l'anziana madre Luigia, la sorella Anna, il fratello Angelo e i cognati Elvio e Alessia. E' lutto nella frazione di Salvatronda, dove in via Sile abitava con la madre e ha sede il negozio di biciclette che ne porta il nome: i funerali si svolgeranno domani mattina alle 10. Dopo Andrea Pinarello e Armando Zamprogna, è un'altra grave perdita per tutto il mondo del ciclismo: «Ciano» Rebellato aveva lavorato come meccanico, a metà degli anni '70, per conto di squadre professionistiche come Filcas, Jolly Ceramica e Peugeot. Dove correva gente come Battaglin e Thévenet. Ma era stato soprattutto un «pioniere» nel ciclocross, avendo ideato con il compianto Armando Zamprogna, scomparso pochi mesi fa, la challange Trofeo Cicli Rebellato, diventato poi triveneto. Si era specializzato nelle bici dei cosiddetti «uomini del fango»: aveva «tenuto a battesimo» un giovanissimo Daniele Pontoni, campione del mondo dilettanti nel '92, quando il friulano gareggiava con la Zalf. Senza scordare il ceco Radomir Simunek, altro «big» del cross, iridato prò nel '91 e deceduto lo scorso anno (adesso corre il figlio Radomir, junior). Ma il suo nome, nelle due ruote, è associato anche ad altro: era vicepresidente dell'Unione ciclistica Salvatronda-Rebellato, sorta nel 1979, incentrata su amatori e settore giovanile. Società impegnata soprattutto nell'organizzazione di corse: allestisce, ogni prima domenica di maggio, una gara ciclistica per giovanissimi a Salvatronda. «Lui come Zamprogna era stato un artefice della promozione del cross», ricorda Remo Bilibio, amico fraterno e presidente del sodalizio. Ma la «Cicli Rebellato» è stata legata anche al Giorgione-Aliseo, cui ha fornito le bici, come ad altri team del Veneziano: «Ha collaborato sin quando ha potuto - spiega il presidente Leopoldo Fogale -. Era nostro fornitore, fino a poco tempo fa, di tutte le biciclette. Poi, è rimasto per le categorie giovanili. Sempre disponibile, spesso trafelato, grande appassionato. A certi corridori si affezionava e regalava loro delle bici speciali». «Lavorava sempre e non si lamentava mai - aggiunge Luciano Rui - un gran lavoratore, un vero veneto. Fu alla Zalf, nel '92- '93, quando avevamo Pontoni». «Era una persona squisita - gli fa eco Egidio Fior - al Giro '74, il primo che fece, si trovò come unico meccanico alla Filcas». Aveva cominciato a lavorare nella bottega di papà Giuseppe, poi fu «lanciato» come meccanico da Remigio Zanatta, all'epoca direttore sportivo della Filcas: «Gli era morto il padre e presi il «bocia» con me», svela. Quella squadra annoverava Durante, Benfatto, Fraccaro, Bortolotto, Rossignoli e Peccolo. Ma pure il belga Wilfried Reybrouck, che al Giro '74, vinse la prima tappa Roma-Formia (160 km) e indossò per 2 giorni la maglia rosa. Ma, in quegli anni, collaborò anche con la Jolly Ceramica (bici Pinarello) di Giovanni Battaglin: «Persona semplice, onesta e buona», osserva il campione vicentino. Quindi, il Tour e la Peugeot di Bernard Thévenet. Prima di dedicare anima e corpo alla bottega di Salvatronda, che dopo la pensione, aveva preso in gestione anche la sorella Anna.
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