Dotto, la fabbrica dei treni con le ruote

Porte aperte nell’azienda che trasporta i turisti in tutto il mondo: 40 mezzi venduti all’anno, ricavi per 5 milioni di euro
Ferrazza Castelfranco azienda Dotto aperta al pubblico
Ferrazza Castelfranco azienda Dotto aperta al pubblico

CASTELFRANCO. All'inizio doveva essere solo un trenino su rotaie mosso dal motore di una Lambretta per abbellire il giardino di una fabbrica di banchi da scuola, sdrai e giochi per parchi: da allora ne sono scorrazzati 2500 nei più prestigiosi resort turistici, in parchi naturali, in centri storici importanti di tutto il mondo. In cinquant'anni ne ha fatta di strada l'intuizione di Ivo Dotto, fondatore della Dotto Trains, sguardo in tutto il mondo ma testa, cuore e mani a Castelfranco.

Precisamente a pochi metri dai binari della stazione: ma aver scelto questa posizione, tra l'altro poco distante dalla Fervet dove nascevano i treni veri, è solo frutto di un caso: «Semplicemente c'era il terreno disponibile - spiega Sabrina Carraro, vicepresidente della società, che insieme alla sorella Ottorina ne ha preso le redini dopo la scomparsa di mamma Bruna nel giugno scorso - prima eravamo in Borgo Vicenza: ma una realtà come questa poteva aver sede in qualunque posto». Questione di cuore, dunque, quella di continuare ad essere una presenza in questa città, come tutti hanno potuto capire ieri nell'open day in occasione dell'appuntamento musical-teatrale di Centorizzonti che ha radunato oltre trecento persone. Questione di cuore chiamare il modello di punta Muson River e voler caparbiamente che sulla locomotiva campeggi il marchio ma anche il nome di Castelfranco Veneto.

Un cuore che si è allargato in tutti i cinque continenti: il treno Dotto più distante si muove in Nuova Caledonia, in un isola dove, per questioni ambientali, i turisti non viaggiano con mezzi propri. Ma li potete trovare anche a Parigi, in Egitto e in Cina: persino se andate in pellegrinaggio da Padre Pio. A Lugano e a Binz (Germania) sono vere e proprie metrò di superficie. Difficile piantare le bandierine in un mappamondo per indicare la presenza di almeno un mezzo Dotto Train. Piu facile dire che si trovano dappertutto. L'idea vincente è stata quella di trasformare quella che era poco più di una giostra in un vero mezzo di trasporto, su gomma e su rotaia, sia continuando a mantenere l'accattivante e magico aspetto della locomotiva d'antan, come anche creare mezzi avveniristici.

Ne escono circa quaranta all'anno dalla Dotto, con le più diverse specificità e ovviamente costi: dai cinquantamila euro dei modelli base su rotaia, ai 150mila di un Muson River, ma ci si può spingere anche sull'ordine dei 400mila euro per i modelli più evoluti. Tempi di attesa per la consegna: due-tre mesi, ma parliamo di modelli sempre personalizzati. «Possiamo essere considerati quasi una realtà artigiana» spiegano Sabrina e Ottorina Carraro, in riferimento alla forza lavoro (trenta dipendenti) e alle modalità di esecuzione. Fatturato consolidato di cinque milioni di euro, la sfida è continuare a puntare sulla mobilità sostenibile: già, perchè l'intuizione di Ivo Dotto già da tempo si sta rivelando una risposta efficace e funzionale per il trasporto di persone, come bassissimo impatto in termini di inquinamento».

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