Ditta finì sul lastrico, truffatori a processo

Sono accusati di non aver pagato lavori per 500mila euro. Il buco indusse il titolare a chiudere la Sima
Poloni Treviso Processi tribunale treviso agenzia fotografica foto film
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VITTORIO VENETO. Sfumano 496 mila euro di lavori eseguiti: imprenditore del settore dell’impiantistica costretto a cedere la propria ditta. Ora gli autori della presunta truffa finiscono a processo.

La vittima del raggiro, secondo quanto ricostruito dalla Procura della Repubblica di Treviso, è Silvano Martin, ex titolare della Sima Impianti srl di Preganziol. Sul banco degli imputati ci sono Herbert Codogno, 38 anni, residente a Vittorio Veneto; Danilo Patella, 38 anni, iscritto all’Aire (italiani all’estero) e residente a Vilnius; e Elena Manganelli di Rienzo, 39 anni domani, anche lei iscritta all’Aire. In concorso tra loro, secondo l’accusa, i tre avrebbero stipulato un contratto d’appalto con la Sima per la realizzazione di impianti elettrici e meccanici presso il complesso residenziale in costruzione nel maggio del 2006 a Vittorio Veneto in via Maspiron. Un appalto del valore di 430 mila euro, che tramite le società Bautec, Sweet Home e Canone Inverso i tre intendevano pagare con il trasferimento alla Sima di un immobile di pari valore, o con 496 mila euro qualora la costruzione di tale immobile non fosse stata completata.

A lavori eseguiti, però, malgrado i solleciti, l’immobiliare non formalizza la permuta. La Sima deposita quindi un decreto ingiuntivo che, tuttavia, non viene accolto dal tribunale. Da una visura, la Sima scopre che l’immobiliare vittoriese ha venduto gli appartamenti a una seconda immobiliare avente come socio unico una società lituana, per poi trasferire la propria sede a Panama, «rendendo sostanzialmente inefficace ogni azione giudiziaria», come si legge sul capo di imputazione formulato dalla Procura.

La Sima presenta un secondo decreto ingiuntivo, ma ormai si tratta di un’odissea. Martin deposita in Procura una querela per truffa nei confronti dell’immobiliare e chiede il sequestro dei beni delle società. Ora i tre autori della presunta truffa sono finiti davanti al giudice.

Fabio Poloni

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