Diploma a 50 anni, dedica al figlio morto
L’impresa di Marta Perin, barista di Cordignano: «È stato Danny a darmi la forza, me lo sono sempre sentito accanto»

CORDIGNANO. Lo studio e poi il diploma diventano l’ancora di salvezza contro la disperazione per la perdita del figlio. Marta Perin è una barista, ha 50 anni e vive a Cordignano. Pochi giorni fa ha superato l’esame di maturità dopo aver frequentato i corsi serali dell'istituto alberghiero “Beltrame” di Vittorio Veneto. Ha ottenuto un ottimo punteggio, ma non era questa l’ambizione, non questa la motivazione che l’ha spinta a diplomarsi. Quel traguardo, infatti, ha per Marta un’unica e speciale dedica: al suo unico figlio Danny, volato via a soli 26 anni una sera d'autunno di quattro anni fa. «Ero come in trance, nel mio mondo era calato un buio totale», confida Marta, «poi un'amica mi accende una lampadina. “Perché non ti metti a studiare?”, mi dice. Ero frastornata, titubante, non ci dormivo la notte, ma il giorno in cui dalla segreteria della scuola mi hanno chiamato per confermare l'iscrizione, ho sentito una forza e ho detto: sì. Sono sicura che quella forza veniva da mio figlio». Marta ha preso il coraggio a quattro mani, lei che in tasca aveva il lontano diploma della scuola dell'obbligo. «Avevo solo la terza media», dice sorridendo, «rimettersi in gioco dopo 35 anni dopo un lutto enorme non è stato facile, studiavo al mattino con compagni giovani che avevano tanta più memoria di me. Ogni prova sentivo accanto a me mio figlio, mi aiutava, mi dava l'ispirazione». Prova dopo prova la barista è arrivata alla vigilia dell’esame di Stato. Si è presentata con una tesina sul tiramisù. «Non sapevo che le origini fossero proprio venete», racconta, «è nato a Treviso. A mio figlio piaceva moltissimo, era il dolce preferito da Danny». Vinta la sfida della maturità, la mamma- studentessa non intende fermarsi. Lo studio l’ha appassionata e ha lenito il suo dolore inconsolabile. Da qui la decisione di accettare un’altra sfida: l’università, obiettivo la laurea in pedagogia. «Continuerò a studiare perché devo impegnare la testa», spiega con un filo di commozione. «Questo diploma per me è fondamentale, mi ha fatto capire che sono importante e che ho la testa per studiare». L’esperienza al “Beltrame” ha avuto anche un importante risvolto umano. «Gli insegnanti sono stati stupendi, dei veri psicologi», racconta Marta. «Mi sono sempre stati vicino come anche i compagni di classe. Grazie di cuore alla compagna Debora, la centina della mia classe, per le dritte che mi ha dato. Dedico questo traguardo anche ai miei genitori, ma soprattutto a mio figlio che non c'è più». Marta ha sofferto la rabbia dell'impotenza, dell'abbandono, del distacco. Poi il riscatto: «Ho viste mamme lasciarsi morire, non credo che i nostri figli vogliano questo. Bisogna andare avanti, vivere e lottare per loro. Penso a mio figlio come a a una farfalla che ora sta volando, libera».
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