«Dedico tutta la mia rabbia alle vittime di Refrontolo»

Eugenio Finardi è un distinto signore, quel che si potrebbe definire come un amico dai modi garbati e gentili. Con quella sua voce così familiare e tranquilla, ma che pare essere sempre sul punto di esplodere, densa com’è di rabbia e vergogna per un presente che ruba troppo ossigeno al futuro. Domani sera il palco di Suoni di Marca accoglierà la data trevigiana del “Fibrillante Tour”, nuovo capitolo live nella storia del cantautore milanese che segue la pubblicazione dell’ultimo lavoro in studio, titolato proprio “Fibrillante” e uscito a inizio anno. L’autore di pezzi come “Musica ribelle”, “Extraterrestre” e “Le ragazze di Osaka”, racconta tutta la sua disillusione per questi tempi «...davvero osceni». «Voglio innanzitutto dire che c’è un pezzo del mio nuovo disco che rappresenta bene il mio stato d’animo attuale. Si chiama “Cadere sognare”, e domani sera lo dedicherò con tutto il cuore alle vittime della recente tragedia di Refrontolo. Questa, come altre disgrazie, non capitano per caso: la sete di denaro, di terreno, di aria sottratta agli altri. Stiamo vivendo un momento storico dove conta solo il denaro... una miopia e una perdita di spiritualità che non sono più solo problema delle prossime generazioni, ma un tarlo che ha già iniziato a rosicchiarci e a erodere le fondamenta della civiltà». Finardi, 62 anni e ben sedici anni dopo il suo ultimo disco di inediti in italiano, “Accadueo”, è tornato con una grande rabbia in corpo. Esplicitata in testi critici, quasi ai limiti dell’insolenza contro i poteri forti: proprio in “Cadere sognare” appare un’invettiva contro quei “maiali” che paiono avere il controllo totale sulle vite altrui. Storie di ordinaria precarietà e disoccupazione, con figli da portare a scuola e magagne da nascondere alle persone amate: il Finardi-pensiero del 2014 è un urlo contro l’uomo, sempre più preso dalla smania dell’accumulare e totalmente slegato dalla missione del custodire e del tramandare. Dopo aver dedicato gli ultimi quindici anni all’esplorazione di diversi generi musicali, l’autore di “Dolce Italia” ha ritrovato il piglio agguerrito e incendiario, oltre al grande impegno, che ha contraddistinto i primi album targati Cramps come “Sugo” e “Diesel”. «Sul palco domani sera porto la mia giovane band. Siamo liberi e grintosi, ed è un grande piacere ritrovarsi a battagliare con una chitarra. “Fibrillante” è un titolo che riguarda soprattutto me: lo scorso anno ho scoperto di soffrire di fibrillazione atriale. Un problema risolvibile: difatti, dopo una scossetta in ospedale, sono tornato quello di prima. Anzi, forse ancora più elettrizzato», conclude con una risata Eugenio il saggio. O forse, per meglio dire, l’extraterrestre: noi aspettiamo l’atterraggio della sua astronave, curiosi di vedere se catturerà tutti. Dalle 22, ingresso gratuito, Palco San Marco sulle mura di Treviso.
Tommaso Miele
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