Dall'ospedale di Castelfranco a Montebelluna: odissea di 62 fermate per i pendolari della sanità

I pazienti del San Giacomo impiegano più di un’ora per andare a Montebelluna «Servizio pubblico insufficiente, così la gente si arrangia con mezzi propri»
Agostini Castelfranco ospedale
Agostini Castelfranco ospedale

TREVISO. Oltre 3 ore e mezza di tempo, 62 fermate di autobus, 6 euro e 80 centesimi. È il costo materiale che gli utenti dell’ospedale San Giacomo dovranno mettere in conto sempre più per raggiungere l’ “altra gamba” dell’ospedale, il San Valentino di Montebelluna, e poi tornare a casa. E si tratta di un calcolo ottimistico, perché abbiamo ipotizzato come punto di partenza l’ospedale San Giacomo, mentre la stragrande maggioranza dei pazienti parte da ben più lontano. 

L’odissea. Dalla vicina fermata Mom di via dei Carpani ci vogliono infatti 36 minuti per arrivare, in 31 fermate, a Montebelluna, dove si scende dal bus per percorrere 417 metri a piedi fino al San Valentino. Ipotizzando che la visita inizi alle 10 e finisca alle 11, bisogna attendere fino alle 12.44, “spendendo” oltre un’ora e mezza, per trovare un autobus in partenza che, questa volta in 37 minuti di corsa più 481 metri a piedi, ci permetta di tornare a Castelfranco. Ma gli autobus non sono attrezzati per trasportare chi si trova in carrozzina, e il treno è ancora peggio, perché la collocazione della stazione montebellunese costringe a percorrere 20 minuti a piedi per arrivare al nosocomio.

Così i non autosufficienti devono cercare altre soluzioni e nella maggior parte dei casi gli utenti scelgono di farsi accompagnare in auto da un parente, se la disponibilità c’è. «È un caos, il servizio pubblico è del tutto insufficiente, così la gente si arrangia con mezzi propri ma poi si scontra con la carenza di parcheggi a Montebelluna», spiega il castellano Alberto Genesin, portavoce del movimento Difendiamo il nostro ospedale. «Capita di parcheggiare almeno a mezzo chilometro dall’ospedale, in quartieri residenziali. Il disagio è enorme, per non parlare del tempo, se è necessario accompagnare i propri cari per usufruire di prestazioni necessarie frequentemente».

L’odissea per gli utenti della Castellana è già iniziata, «per esempio per l’ortopedia, reparto in fase di smantellamento al San Giacomo e per cui alcuni interventi programmati vengono già spostati al San Valentino», chiarisce il consigliere Pd Claudio Beltramello, medico. «Con il passaggio dell’urologia e della gastroenterologia sotto lo Iov temiamo che anche le visite per l’Usl vengano dirottate a Montebelluna. In questa fase di transizione abbiamo poche incertezze, i disagi invece sono già certi».

Gli anziani. Gli effetti della riorganizzazione dei servizi si sentono già: «Nell’ultimo periodo abbiamo più richieste di trasporto di anziani da Castelfranco a Montebelluna, per visite specialistiche che prima erano prenotabili al San Giacomo e ora sono effettuabili al San Valentino», spiega Romeo Stocco di Carmen Mutuo Aiuto, associazione di volontariato che dispone di 6 mezzi attrezzati con pedana per diversamente abili, l’ultimo dei quali arrivato da poco, grazie al contributo della Regione. Una cinquantina i volontari che la popolazione ringrazia per il servizio di trasporto gratuito offerto ai cittadini che ne hanno necessità. Ma il sistema non si può certo reggere sul solo volontariato. «Contiamo di attivare per i primi di ottobre un autobus spola elettrico che collegherà il San Giacomo con il San Valentino, grazie ai fondi europei Por Fesr che abbiamo ottenuto come area dell’Asolano, Castellana e Montebellunese», annuncia il sindaco di Montebelluna Marzio Favero. Sarà provvisto di pedana? «È in fase di valutazione, si tratta di un bus sperimentale, entrambi gli ospedali saranno dotati di stazioni di ricarica».
 

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