Dal liceo Giorgione fino all’Esa Giulia e i monitoraggi dal satellite

la storia
Si occupa delle applicazioni commerciali della ricerca spaziale, in particolare i dati che vengono reperiti dai satelliti: per Giulia Manzetti, castellana di 29 anni, “galeotto” è stato un tema di italiano alle medie, dove le si chiedeva di raccontare da anziana cosa aveva fatto nella sua vita. E lei si era inventata di essere stata un ingegnere spaziale della Nasa. La realtà non è andata molto lontana: ingegnere spaziale lo è, ma all’Esa, l’agenzia spaziale europea. Domani sarà fra le protagoniste dell’evento “Ste(a)m, quando donne e scienza fanno squadra” promosso da Niuko Innovation & Knowledge Centro culturale Altinate San Gaetano a Padova. Una giornata che sarà occasione per ragionare sul tema degli stereotipi e pregiudizi culturali che ancora limitano, nel nostro Paese, l’accesso delle donne alle facoltà e alle professioni scientifiche. Giulia infatti, dopo la maturità scientifica al liceo Giorgione, ha scelto Ingegneria Aerospaziale a Padova: le donne erano solo il 10 per cento degli studenti del corso, ma questo non l’ha fermata, anzi.
E così dopo uno stage alla Lamborghini, le se sono aperte le porte dell’Esa dove è business analyst nella sede inglese di Harwell. «Il nostro dipartimento», spiega, «è il partner di quelle aziende che devono monitorare in tempo reale quello che viene scrutato dai satelliti. Dalle grandi piantagioni ai parcheggi dei centri commerciali, dai movimenti delle navi al posizionamento in tempo reale attraverso il sistema americano Gps e quello europeo Galileo. Con piacere vedo che stanno sempre più aumentando anche nel nostro settore le opportunità per le donne, perché finalmente si capisce che la diversità può essere una marcia in più. E questo lo stanno capendo anche nelle aziende in Italia». Ma, nonostante questo, per il momento Giulia Manzetti non pensa di rientrare in Italia: «Intendiamoci, per competenze e tecnologie le aziende italiane non hanno nulla da invidiare, anzi, a quelle di altri Paesi nel settore aerospaziale. Quello che non riscontro in Italia è una adeguata retribuzione per una figura come la mia rispetto all’estero, l’assenza di flessibilità degli orari di lavoro. Dove sono ora mi posso gestire io i tempi in accordo con i mio team. E in più vi è la job rotation, ovvero la possibilità di sperimentarsi in ruolo diversi, che non ritrovo in Italia» . —
Davide Nordio
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