Da villette a palazzi L’effetto piano-casa trasforma Mogliano

MOGLIANO. Dove c’era la villetta ora c’è la palazzina: come funghi negli ultimi anni sono spuntate nel centro storico moglianese nuove unità abitative multipiano. Cambiano così i connotati del centro storico e si apre un acceso dibattito sul piano casa. È lui la causa di tutto?
Uno dei primi casi in città ha riguardato la centralissima villetta novecentesca all’angolo tra via Zara e via Gris. L’architetto Giorgio Pradella ha progettato il nuovo porticato verso piazza Caduti portando le altezze dell’edificio a pari con quelli circostanti. Committenti: Sabbadin e Perale Costruzioni srl. In questo caso il piano casa non c’entra. Ma il nuovo edificio è stato il primo di una lunga serie di trasformazioni urbane, ancora in corso. A Mogliano, infatti, l’aumento considerevole di cubature viene spiegato con il principio del combinato disposto tra vecchio piano regolatore e nuovo piano casa. Le notevoli previsioni edificatorie e le altezze già previste e concesse nel Prg del 1993, si accompagnano agli aumenti volumetrici offerti del piano casa (che sono andati ben oltre il principio “domestico” della stanza in più). L’impresa moglianese De Lazzari, con architetto di fiducia Massimiliano Visentin ha fatto breccia in questo scenario normativo. Gran parte dei “funghi” che hanno visto la radicale trasformazione dello skyline moglianese portano la loro firma.
Ognuno ha la sua storia: costruzioni immobiliari De Lazzari ha realizzato, finora, il residence San Francesco all’angolo tra via Zenone e via Ragazzi del ‘99, il residence Primavera in via Trevisanato, il residence Rosa degli Angeli in via Foscolo, il residence Regina in via Italo Svevo, il residence Pio X in via Tavoni, il residence Centrale in via IV Novembre all’angolo tra via IV Novembre e via Vian.
Il caso del residence San Felice è stato uno dei più criticati: siamo all’angolo tra via Ragazzi del ‘99 e via Casoni. Contro questa “esplosione volumetrica” si sono scagliati sia l’associazione di quartiere che i vicini di casa. Ne è nato un contenzioso, che ha rallentato sul fronte amministrativo il rilascio dei permessi a costruire, e dall’altro ha convinto l’impresario De Lazzari a rivendicare la correttezza e la legittimità del suo operato. Nell’aprile del 2016 i dipendenti dell’impresa edile, hanno manifestato, durante una riunione del consiglio di quartiere, presieduto da Piergiorgio Ruffoni, che chiedeva un passo indietro. Vincono i “palazzinari” o i comitati “no cemento”? Ora i vicini del San Felice malgrado ricorsi ed esposti, si devono accontentare dell’ombra che il palazzo da 5 piani genera sui loro giardini.
I costruttori dal 26 febbraio di quest’anno devono fare i conti con il nuovo Piano di Assetto del Territorio, ma nel frattempo sono passati altri due anni e la corsa al piano casa non si è affatto arrestata, anzi.
Provare per credere all’angolo tra via Trevisanato e via IV Novembre, davanti alle Poste: qui sorgerà il residence Boulevard. Il prossimo, partito proprio la settimana scorsa, sarà lungo via Vanzo, all’incrocio con via Saffi e si chiamerà Residence Italia. Altri quattro piani, in classe energetica A, con appartamenti dotati di numerosi comfort. «Le nostre proposte sono di qualità e gli appartamenti vanno a ruba» ha più volte ribadito il titolare Giovanni de Lazzari. Vista la lunga sequenza di attività svolte negli anni c’è da credergli. Anche la Finmac, società del gruppo Mac Beton (famiglia Maccatrozzo) ha dato il suo contributo a ridisegnare i profili della “fu” città giardino con un lussuoso residence a due passi da villa Trevisanato, in via Mameli. Almeno in due di tutti questi casi, è noto, come la necessità di vendersi la casa, per i proprietari storici, nascesse dall’esigenza di affrontare spese ingenti per affrontare malattie e spese sanitarie. La disponibilità degli immobiliaristi ad investire con moneta sonante, va così a coprire le difficoltà dei diretti interessati in ambito socio sanitario. Anche questa è crisi.
La finestra per costruire è rimasta aperta al lungo, ma dall’adozione del nuovo Pat l’aria è cambiata. Lo testimonia, ad esempio, il fatto che in pochi giorni, l’ufficio edilizia privata si sia trovato a smaltire il numero di pratiche per il piano casa normalmente presentate nell’arco di un mese.
«Dall’entrata in vigore del Pat» dichiara Carola Arena «con le incompatibilità che abbiamo previsto e il congelamento degli indici edificatori del vecchio Prg, chi vorrà realizzare un intervento applicando il piano casa potrà incrementare solo il del 70% dell’esistente. Abbiamo cercato di limitare il più possibile l’impatto del piano casa regionale. Mi auguro che la Regione, se intenzionata a prorogare ulteriormente questa legge, voglia rivederne i contenuti, dando ai comuni la possibilità di diversificarne l’applicazione».
Matteo Marcon
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