«Da medico devo curare 48 pazienti positivi»

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«Se il sistema sanitario regge alla pandemia è perché c’è una sponda territoriale, costituita dai medici di famiglia, che sta rispondendo e dando il massimo» afferma il dottor Luigi Faggian vicepresidente dell’Ordine dei Medici di Treviso nonché al fianco del segretario Brunello Gorini del sindacato Fimmg. Il lavoro dei camici bianchi però è cresciuto in modo esponenziale nell’arco di quasi undici mesi. «Se a marzo avevo in carico 8 persone con il Covid, oggi ho in carico 48 pazienti contagiati, sei volte tanto e questo dà l’idea dell’emergenza in atto» prosegue il dottor Faggian. Il territorio costituisce la prima linea di contrasto al coronavirus. Il monitoraggio dell’assistito, le telefonate per valutare febbre e livelli di saturazione dell’ossigeno nel sangue, l’indicazione di quali antinfiammatori da assumere per alleviare tosse, febbre e raffreddore. Nel suo studio a San Biagio di Callalta il dottor Faggian garantisce in media 700 accessi al mese, senza considerare telefonate, videoconsulti e prestazioni in telemedicina. «Io come tanti altri colleghi lavoriamo per più di dodici ore al giorno» dice il medico. Il Covid impegna buona parte della giornata, ma non vengono tralasciate le attività per tutte le altre patologie. La Fimmg sottolinea che per 500 medici operativi nella nostra provincia significa 35 mila persone visitate mensilmente negli ambulatori. «Continuiamo a seguire tutta la patologia cronica, i piani terapeutici dei pazienti» ricorda Faggian «per la campagna vaccinale solo al palasport di San Biagio abbiamo vaccinato 240 cittadini». —



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