Curreri, il ricordo dei trevigiani: «Ha commesso troppi errori»

Curreri, un uomo con una grande passione per la regia, ma con aspirazioni, forse, non alla sua portata. Il suo killer, Mauro Pastorello, ex ufficiale dell’esercito, una persona garbata, a modo, insospettabile. L’epilogo di questa vicenda fa aggiungere un altro aggettivo alla lista: disperata». Descrivono così il regista torinese ucciso venerdì con due colpi di pistola da un suo creditore, Jgor Barbazza e Sandro Bovo, protagonisti di Settanta, ieri impegnati in una partita di calcio benefica a favore di Team for Children.
La notizia li ha colti di sorpresa venerdì pomeriggio: Jgor era impegnato a Torino sul set di Centovetrine, la fiction che l’ha reso popolare. «Un tipo goliardico, alle volte addirittura buffo, ricordo le sue sfuriate sul set - ha raccontato - una persona che voleva fare questo lavoro, e che si è arrangiata come poteva, ci ha provato, purtroppo sbagliando ripetutamente. Ma il mondo del cinema è pieno di casi come quello di Mauro Curreri, di registi che lasciano film a metà, con debiti e altro. Sono cose che ormai a Milano e Roma non farebbero nemmeno più notizia».
Un’operazione sconclusionata quella di Settanta, che a Treviso si lasciò alle spalle una scia di creditori e polemiche, ma che ha avuto il merito di essere la chiave di volta per l’attore trevigiano. «Un progetto che non ho mai visto realizzato, ma che mi ha fatto comunque capire che di questo mestiere io voglio vivere».
Ma un ricordo è andato anche all’assassino, Mauro Pastorello, cinquantatreenne padovano. «Lo avevo conosciuto sul set, una persona affabile, gentile, quando ho saputo che era stato lui a sparare mi è crollato il mondo addosso - ha concluso Barbazza - è una vicenda questa che mi lascia sbigottito: sono dispiaciuto umanamente per Curreri, che lascia moglie e due figli, e per Pastorello e la sua famiglia, inevitabilmente distrutta».
Il padovano Sandro Bovo, stava studiando una parte nella sua abitazione, quando venerdì pomeriggio ha appreso la notizia: «E’ una vicenda surreale, pensi che sia un film, ma non è così. Era un uomo con aspirazioni non alla sua portata, credeva in quello che faceva, ma non ne aveva le capacità». Bovo non si capacita di come Pastorello abbia potuto premere il grilletto: «Era sempre stato vicino a noi per quanto riguarda la vicenda dei cachet non pagati. Si era esposto economicamente a livello personale e fungendo da garante per consentire a Curreri di ottenere finanziamenti. Ci aveva messo la faccia insomma. Per lui, ex ufficiale dell’esercito, era una questione di onore forse - ha concluso Bovo - da tempo ci eravamo persi di vista. Alla luce di quello che è successo, con rimpianto».
Serena Gasparoni
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