Cromo esavalente nella falda, quattro a processo

La Cromatura Piavense
La Cromatura Piavense
 CASTELFRANCO.
Dovranno rispondere di omissione dolosa di cautele contro infortuni o disastri, un reato che prevede una pena da tre a dieci anni di reclusione, i soci occulti della «Cromatura Piavense» di Musile di Piave. Ieri il giudice veneziano Luca Marini li ha rinviati a giudizio e saranno processati dal giudice monocratico di San Donà il prossimo 15 aprile. Sono Leandro e Roberto Trentin di Castelfranco, rispettivamente 50 e 52 anni, Maurizio Boccato (48, Castelfranco) e Rosanna Piccolo (63, San Donà). Il pm di Venezia Giorgio Gava aveva chiesto il rinvio a giudizio dei quattro dopo aver scoperto le loro identità in seguito ai controlli sulla documentazione dopo il fallimento della società. In via Emilia a Musile, stando all'accusa, un disastro ambientale c'è stato. Perché, secondo tecnici dell'Arpav, che più volte sono intervenuti, nel terreno e anche nella falda acquifera sono finiti il cromo esavalente, il nichel e gli altri metalli pesanti fuoriusciti dall'azienda nel corso degli anni in cui la produzione era avviata. Due degli indagati, tra l'altro, sono titolari a Castelfranco Veneto della «Zincatura Trentin & Boccato srl», per la quale sono state contestate irregolarità gravi. I controlli erano scattati dopo che erano stati compiuti quelli a Musile di Piave. C'era infatti il sospetto che pure alla zincatura accadesse quello che era stato riscontrato alla cromatura, cioè che non ci fosse alcuna attenzione per sversamenti e conseguenti inquinamenti di sostanze tossiche e cancerogene. O meglio, i titolari della fabbrica non erano semplicemente distratti, ma non avrebbero messo in atti sistemi preventivi per evitarli. La ditta di via Emilia era tenuta d'occhio dai tecnici del Comune dal 2003, ma è nel luglio di due anni fa che viene scoperta una vasca sotterranea con il cromo esavalente. (g.c.)

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