Credito trevigiano rinuncia agli utili

VEDELAGO. Taglio degli utili, dei costi e delle consulenze. Le banche trevigiane devono giocare in difesa per attutire l'aumento diffuso delle sofferenze sui crediti concessi alle imprese. La cura dimagrante è stata adottata anche dal Credito Trevigiano, che ha mantenuto nel 2011 un utile positivo (1,1 milioni di euro), più basso rispetto alle aspettative perché 8,5 milioni di euro sono stati accantonati per far fronte a eventuali insoluti, mantenendo i margini tramite un tagli netto dei costi. «Senza questa operazione prudenziale l'utile sarebbe stato superiore ai 12 milioni di euro» dice con slancio Umberto Longo, direttore generale della più grande bcc della Marca, che conta 6.350 soci, 31 filiali (l'ultima aperta è stata Bassano) e 273 dipendenti. «Le svalutazioni ormai sono necessarie per bilanciare principalmente i crediti in sofferenza, cresciuti di 10 milioni circa e arrivati a un totale di 70 milioni di euro, a cui si aggiungono i crediti a cui abbiamo concesso moratorie, allungamenti del piano di ammortamento” precisa Longo, sicuro di aver definitivamente puntellato i conti della banca. La situazione non desta infatti preoccupazione nella sede di Vedelago, dove la raccolta diretta 2010 è stata di 1,1 miliardi di euro (+1,5%), quella indiretta di 290 milioni, investiti principalmente dai clienti in titoli di Stato. «Gli impieghi che abbiamo concesso a famiglie e imprese sono pari alla raccolta, segno di un'ottima solidità finanziaria. Abbiamo sforbiciato poi i costi operativi, passati in soli 12 mesi da 32 milioni a 29 milioni di euro. Circa 800mila euro riguardano solo consulenze, il resto il sistema informatico e le manutenzioni straordinarie». Anche qui, come rilevato in questi mesi dalle consorelle del Credito Trevigiano facenti parte del circuito delle sei banche di credito cooperativo della Marca, ad essere prudenti sono anche i clienti, soprattutto famiglie, che per tenersi alla larga dai rischi impiegano i soldi in investimenti di breve termine (conti deposito, certificati, zero coupon) o lasciano direttamente i soldi in conto corrente. Tutte variabili che fanno pensare a un 2012 in sostanziale tenuta anche per la banca presieduta da Nicola Di Santo, recentemente attaccato dalla Fiba-Cisl sulla gestione dell'istituto, tutte rispedite al mittente. «Chi ha parlato male dovrebbe saper fare meglio i conti» dice Di Santo, «l'azione finanziaria messa in piedi in questi due anni è stata notevole da parte nostra. Siamo partiti prima di altri a fare accantonamenti per poter reggere meglio l'impatto della crisi».
Enrico Lorenzo Tidona
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