Contributi alla coop Bramasole esposto alla Corte dei Conti

Villorba, i Cinque stelle chiedono di indagare sulla società che ha aperto il co-housing a San Sisto Zanatta: «Bando regionale su misura». I residenti: «Ci hanno abbandonati, compreso il Comune»

VILLORBA. Ad aprile 2013 la Bramasole firma un contratto di affitto per il residence La Filanda, con canone progressivo da 150 mila euro annui a 200 mila a partire dal 1 gennaio 2014. Quattro mesi dopo, il 6 agosto del 2013, spunta un bando regionale, per una struttura di co-housing sociale che assegna un contributo di 600 mila euro. Un’ardita scommessa sul futuro o dell’altro? Il Movimento 5 Stelle ha chiesto alla Corte dei Conti di indagare sull’assegnazione di quei contributi alla Bramasole, la cooperativa che ha prima aperto il co-housing a San Sisto e poi, una volta incassati contributi per 450 mila euro dalla Regione, ha chiuso i battenti, lasciando all’interno degli alloggi alcuni nuclei familiari. Abbandonandoli alla trattativa privata con i proprietari del residence, la Trevinvest.

A far sospettare ai cinque stelle che quella della Bramasole non fosse un a scommessa sul futuro, sono le caratteristiche del bando che la cooperativa padovana ha vinto, essendo pure l’unica a parteciparvi. Le richieste del bando sono particolarmente precise: il massimo punteggio, 20 punti, sarebbe andato a residenze inserite in centro storico, come l’immobile individuato, e già affittato, dalla Bramasole a San Sisto; massimo punteggio, 10 punti, a complessi con un numero di appartamenti compreso tra 36 e 45; quello di San Sisto ne ha 38; sempre massimo punteggio alle residenze con impianto fotovoltaico da almeno 18 kw. Alla Filanda l’impianto è da 19 kw. «Che, sia chiaro, è pochissimo, non si fa granchè con 19 kw per 38 appartamenti», ha spiegato il consigliere a 5 Stelle Diego Zanatta. «Per di più il bando non dava alcuna valutazione alle dimensioni degli appartamenti. A San Sisto ci sono alloggi di 26 metri quadrati, praticamente dei loculi».

La Bramasole dunque era riuscita nell’abile impresa di individuare, e siglare un contratto di affitto, per una struttura che avrebbe rispetto appieno tutte le caratteristiche, precisissime, di un bando che sarebbe stato pubblicato solo quattro mesi dopo. Inoltre nell’esposto alla Corte dei Conti si legge che “dalle planimetrie depositate in Regione è risultata una dimensione dei locali inferiori ai limiti di legge (28 mq minimo per monolocali e 38 mq per bilocali), e da un confronto con le misure indicate nel progetto edilizio depositato in Comune, si evidenziano delle difformità nelle dimensioni, per cui fattivamente i monolocali risultano avere una dimensione di circa 27 metri quadri”.

Moreno Lando, a capo della Bramasole, si sottolinea ancora nell’esposto, è al centro di altre due indagini della Corte dei Conti. Secondo il pm contabile Chiara Imposimato le coop di Lando avrebbero incassato contributi per 5 milioni, destinati a progetti per carcerati e per disabili, ma che in realtà non sarebbero stati utilizzati allo scopo. Intanto la situazione all’interno del residence è precipitata. All’interno dei 38 appartamenti sono rimaste solo quattro famiglie, di cui tre oggetto di sfratto. Pochi giorni fa si è presentato l’ufficiale giudiziario che ha rinviato l’esecuzione al 24 aprile. L’unico al momento senza sfratto è Sergio Lodi «perché nel mio caso hanno sbagliato la procedura» spiega. Ma la situazione è drammatica. Al residence è stata staccata la corrente nuovamente, e «ci hanno già detto che tra poco chiuderanno anche l’acqua», aggiunge Lodi. «Ci hanno abbandonato tutti, il Comune non ci ha dato una mano, le associazioni nemmeno. L’unica speranza ora che il prefetto intervenga».

Federico Cipolla

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