Colline del prosecco patrimonio dell'umanità, Zaia: «Se vinciamo, visitatori decuplicati»

Colline del Prosecco all’esame Unesco. Il presidente della Regione: «Parlerò in inglese, spero porti bene come per Cortina»

CONEGLIANO. Dopo le Olimpiadi, anche l’Unesco? Sorride, il presidente Luca Zaia, prima di partire per Baku, in Azerbaijan, dove parteciperà alla 43esima sessione del World Heritage Committe per l’esame delle 36 candidature al riconoscimento di Patrimonio dell’umanità. Per l’Italia ci sono le colline del Prosecco.

Non solo vino. «Non c’è il vino Prosecco – ribadisce Zaia -, c’è il caratteristico paesaggio che da secoli (si pensi solo al Cima) rende unico questo territorio, quello, per intenderci, dell’agricoltura eroica». Zaia partirà giovedì per poter partecipare ai preliminari della seduta in cui l’Unesco deciderà.

«Pronto a rispondere». «Sono pronto a rispondere a tutte le domande che mi rivolgeranno. E lo farò in inglese, come ho fatto alle Olimpiadi. Speriamo che porti altrettanto bene» dice. Ma lo dice sommessamente. «Sì, perché – spiega – a questi eventi bisogna avvicinarsi con grande umiltà. Avendo la pazienza di aspettare, di ascoltare, di correggersi, se necessario.

L’umiltà, si sa, è la virtù dei forti. Quella che ci ha fatto vincere le Olimpiadi, lavorando duro, molto spesso dietro le quinte, ma con responsabilità». Quella delle colline di Conegliano e Valdobbiadene è la candidatura, sostanzialmente, della sostenibilità. Sostenibilità, in questo caso, significa protegge questo singolare paesaggio da ogni possibile forma di inquinamento, e in prima istanza dai diserbanti.

Verso l'impatto zero.«Da anni c’è un regolamento di polizia rurale che presiede ai trattamenti – ricorda Zaia -. L’hanno perfezionato ed adottato ben 15 Comuni. Altre misure le ha assunte il Consorzio Docg. Perché non riconoscerlo? Il vigneto del futuro sarà ad impatto zero, senza chimica. Ci stiamo avvicinando a passi da gigante».

È dunque il paesaggio il protagonista della candidatura che si discuterà a Baku, non lo sono i vigneti, le uve. «Il riconoscimento Unesco è da sollecitare proprio come un supplemento di protezione. Lo si è visto chiaramente sulle Dolomiti» precisa.

«È una misura di autotutela – aggiunge – che comporterà anche utili vantaggi. I visitatori decuplicheranno. Arriveranno a Venezia, si fermeranno sulle nostre colline e poi saliranno sulle Dolomiti, da un paesaggio Unesco all’altro. Un’opportunità straordinaria di elevazione culturale e sociale per queste comunità. Non capisco come qualcuno non lo comprenda».

E proprio l’avvocato Alessandra Cadalt ha inviato una diffida alla Regione, a nome delle associazioni che protestano contro l’impiego di pesticidi di sintesi, perché li vieti entro il 2019. La missiva è stata recapitata per conoscenza anche all’Unesco. 


 

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