Cinque inquilini denunciano l’Inps

Adesso è guerra legale. Dopo un anno di tentativi di mediazione e contatti falliti con la direzione Inps, cinque residenti dei condomini ex Inpdap di via Capodistria e via Albona hanno deciso di fare causa all’istituto pensionistico proprietario degli immobili contestando danni patrimoniali ed esistenziali per la bellezza di 500 mila euro.
Sono un manipolo, rispetto alle 65 famiglie che si sono viste recapitare a casa la comunicazione con cui Inps annunciava affitti più alti e piani di rientro per circa 25 mila euro a inquilino in virtù di un “conguaglio” calcolato sulla base delle precedenti annualità in cui i contratti erano rimasti congelati. Dov’era il problema? Che buona parte di questi contratti erano congelati perchè gli inquilini avevano sottoscritto con l’ente proprietario (Inpdap, ora Inps) nel 2007 un contratto per acquistare le case dove vivevano in affitto, accordo che per errori burocratici dell’ente è rimasto nel limbo. Nè cancellato, nè portato a termine.
Sulla vicenda sono stati mobilitati il sindacato inquilini (Sunia) e l’amministrazione comunale, ma alla fine cinque residenti hanno deciso di muoversi in autonomia affidando il caso all’avvocato Innocenzo D’Angelo che due giorni fa ha citato in giudizio l’Inps regionale e quella nazionale davanti al tribunale di Venezia perchè sia accertata la responsabilità dell’Ente ma soprattutto riconosciuto il risarcimento. Altro che “ingiunzioni” da parte di Inps.
La citazione è netta e ripercorre tutto il carteggio amministrativo intercorso tra Inpdap (poi Inps) e i cinque residenti: la proposta di vendita avanzata loro dall’Istituto; le loro conferme ufficiali inviate dalle cinque famiglie sulla stregua di quanto avevano fatto altri inquilini residenti Inpdap in altri edifici limitrofi; l’errore fatto da Inpdap nel compilare l’elenco degli immobili da vendere ai residenti dimenticando di inserire quello di via Capodistria; i solleciti e le conferme dell’istituto che nel’estate 2012 si diceva pronta a vendere «entro la fine del corrente anno». Poi il silenzio durato fino a quando, nel 2014, Inpdap comunicava di valutare dismissioni diventate «eventuali» . I contratti? Gli accordi? Dimenticati, tanto che a fine 2015 Inps fece partire lettere in cui comunicava di aver «unilateralmente ed arbitrariamente deciso di ricalcolare i canoni degli ultimi vent’anni «trascurando peraltro anche gli effetti della prescrizione» commenta l’avvocato d’Angelo che adesso chiede i danni.
I conti: 30mila euro per inquilino come danno patrimoniale per aver perso la possibilità di acquistare l’alloggio alle condizioni previste all’epoca, altri 31mila euro circa per aver dovuto pagare i canoni di locazione per gli anni successivi al 2007, anno in cui dovevano acquistare l’immobile; 30 mila euro come danno esistenziale, per il «comportamento negligente e sleale, causa di responsabilità precontrattuale; più il rigetto delle ingiunzioni avanzate dall’ente. Una causa pesante, con cui Inps ora dovrà fare i conti.
Federico de Wolanski
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