Cinque anni al rapinatore di Venerandi

Colpo in villa a Monastier, l’albanese è stato condannato col rito abbreviato. L’imprenditore era stato pedinato e pestato
Di Giorgio Barbieri

MONASTIER. È stato condannato a cinque anni di reclusione Fejzi Kulluri, accusato di essere uno dei componenti del commando che il 23 novembre 2013 ha picchiato e rapinato Renzo Venerandi, re della movida trevigiana. L’imputato, difeso dall’avvocato Fabio Crea, è comparso davanti al giudice dopo aver scelto di farsi giudicare con il rito abbreviato che prevede lo sconto di un terzo della pena. La Procura aveva detto no al patteggiamento che era stato inizialmente proposto.

Il percorso giudiziario di Kulluri è iniziato qualche mese fa: pochi giorni dopo la rapina a Venerandi era stato arrestato dai carabinieri della Compagnia di San Donà. Fin da subito l’analisi di molti indizi collocava il giovane albanese nella casa di Venerandi: nella sua abitazione erano stati trovati oggetti frutto del bottino del colpo avvenuto nella casa dell'imprenditore. Il re della movida era stato aggredito fuori di casa. I banditi avevano atteso nascosti dietro a una siepe che Venerandi entrasse nella sua villa di Monastier. Una volta varcata la soglia, erano usciti allo scoperto: avevano immobilizzato l'imprenditore, 67 anni, rappresentante storico dell'impresa che guida i locali del divertimento in provincia (l'Odissea, la Casa di Caccia e il Mascara di Mantova). Lo avevano costretto ad aprire la cassaforte e, dopo averla trovata vuota, lo avevano legato e minacciato, costringendolo a consegnar loro soldi, gioielli, orologi. Dopo l’arresto erano scattate le indagini: la Procura, che mai ha avuto dubbi sul coinvolgimento di Kulluri nella rapina all’imprenditore, aveva eseguito test volti a confermare che il giovane albanese fosse stato nel luogo in cui è avvenuta la rapina. Il terriccio che gli investigatori hanno trovato sotto le sue scarpe, era compatibile con il terreno che si trova nella villa di Venerandi.

Successivamente Kulluri e altri tre connazionali erano finiti anche in un’inchiesta più ampia in relazione a rapine violente nelle ville del Nord Italia, ma anche in Svizzera. L’indagine era iniziata dopo la rapina con sequestro di persona, ai danni del ristoratore Vanni Doretto di Caorle. I carabinieri avevano quindi raccolto elementi per mettersi sulle tracce dei responsabili di altri colpi nel Veneziano. Completate le indagini, i carabinieri avevano ottenuto tre ordinanze di custodia cautelare per Elkier Tomay e Ledjan Bozhani, entrambi di 30 anni e anche per Fejzi Kulluri. I provvedimenti riguardavano i reati di concorso di rapina aggravata, sequestro di persone, detenzione e porto illegale di armi. Bozhani era però scappato in Albania dopo che Kulluri era stato arrestato una prima volta per la rapina ai danni di Renzo Venerandi. Agli altri due arrestati per il colpo di Caorle non è stata contestata invece contestata la rapina di Monastier. La notte del 13 luglio dello scorso anno Vanni Doretto venne bloccato da tre banditi mentre stava rientrando nella sua abitazione. I malviventi avevano il volto coperto da dei passamontagna. Due erano armati con altrettante pistole.

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