Cimitero dei Burci, la passeggiata... tra le scoasse del Sile

Metti una domenica mattina, oppure un tranquillo pomeriggio d’estate. Due passi in relax o magari un po’ di jogging lungo la passerella dei Burci riaperta dopo mesi di divieto di transito. Metti la natura, il verde, gli animali e poi, se vuoi vedere davvero la realtà, aggiungi a galleggiare nell’acqua e nel fango bottiglie di plastica, scarpe, cartacce, teloni e perfino un bidone dell’umido.
Et voilà: ecco la passeggiata dei Burci, uno degli scorci più affascinanti del Sile diventato discarica per l’inciviltà di alcuni trevigiani e l’assoluta mancanza di pulizia da parte dei comuni che dovrebbero farsene carico.
Lo spettacolo è oggi sotto gli occhi di tutti. Un brutto vedere per i tantissimi che in questo periodo tornano a calcare la pittoresca passerella al crocevia d’acque tra Silea, Casier e Treviso. Non chiamare in causa il capoluogo, infatti, sarebbe un po’ miope visto che la gran parte del letto del fiume a monte dei Burci è nel suo territorio.
Da dove arriva tutta quella sporcizia? Forse l’unico indizio certo può essere il codice a barre sul cassonetto dell’umido, ammesso sia ancora leggibile. Il resto è solo spazzatura senza nome, trasportata dalla piena dello scorso inverno, dalla corrente di tutti i giorni, dal maltempo che ha gonfiato anche i corsi d’acqua che si uniscono e si scaricano nel Sile come Piavesella (e qui si chiamano in causa Ponzano e Villorba) e Storga (ancora Treviso), e pure la zona delle risorgive (Quinto, Morgano, Vedelago).
Chi deve pulire? L’indice punta l’Ente Parco Sile, per ovvie questioni di denominazione. Ma stavolta l’ente non c’entra. Le delibere regionali infatti danno la responsabilità della pulizia ai Comuni lambiti dalle acque del fiume, affidando ad altri (ovvero il Genio) solo quelle relative a fondali e navigabilità). Ente parco? Estraneo.
Quindi? Si pulisce poco e di malavoglia visto che i comuni più a valle vorrebbero il giusto impegno di quelli più a monte che fanno un po’ melina, con il risultato che ben si vede lì dove l’acqua rallenta e magari ristagna. E così le oche, i cormorani, i cigni e il resto della fauna del parco nuota con l’immondizia.
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