Cimice dai vigili: ci sono le registrazioni

La microspia ha catturato voci e parole degli agenti: vicina alla chiusura l’indagine della Procura per interferenze illecite

Non solo fruscii, ma anche voci. Voci e parole che si sentono distintamente, discorsi sul funzionamento del Comando di via Castello d’Amore. Le registrazioni «catturate» dalla microspia nascosta nella caserma della polizia municipale di Treviso, sono ora all’esame della Procura di Treviso.

E, stando ai riscontri degli investigatori, l’intercettazione non sarebbe stata fatta a vuoto. La microspia, insomma, avrebbe fatto il suo dovere. L’inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore Massimo De Bortoli, è agli sgoccioli. Nei prossimi giorni il magistrato chiuderà le indagini decidendo se mantenere o meno le accuse nei confronti di N.G., il vigile accusato di aver sistemato le cimici al Comando.

L’ipotesi di reato a suo carico (non vi sono altri indagati)è quella di interferenze illecite nella vita privata, una violazione per la quale la magistratura procede d’ufficio nel caso in cui - come è appunto questo - l’indagato sia un pubblico ufficiale. Lui, N.G. si è difeso spiegando che quella non era una microspia, ma un banale portachiavi di fabbricazione cinese regalatogli da alcuni amici. L’agente lo avrebbe dimenticato aperto sulla scrivania e qualcuno lo avrebbe scambiato per una microspia: questa la sua ricostruzione. E, sempre secondo il vigile, nulla sarebbe stato registrato.

Sull’esatto contenuto dell’incisione nulla trapela da investigatori e inquirenti. Ma la cimice avrebbe catturato qualcosa di più dei fruscii: voci e i discorsi di persone appartenenti al Comando.

Intanto, sull’accaduto, il comandante dei vigili Federica Franzoso, assicura di aver fatto quanto previsto dal suo ruolo; non appena l’ufficio di polizia giudiziaria del Comando le ha presentato il rapporto con il rinvenimento della microspia, la dirigente lo ha vistato trasmettendolo immediatamente alla magistratura. Il corvo, l’autore della lettera anonima indirizzata alla stampa e a Ca’Sugana - nella quale vengono contestate una serie di mancanze e di inadeguatezze da parte della direzione di via Castello d’Amore - sostiene che a fronte di una richiesta di bonifica degli uffici , la dirigenza non avrebbe provveduto in tal senso. Fatto, questo, smentito dal comandante Franzoso: nessuna formale richiesta di bonifica, ha chiarito, le è mai arrivata e, comunque, chi ha trovato la cimice ha provveduto a controllare che non ce ne fossero altre disseminate nelle stanze di via Castello d’Amore.

Il caso della microspia ha infuocato un clima già molto caldo al Comando di polizia municipale, reso tale da una serie di lettere anonime inoltrate nei mesi precedenti e relative al funzionamento degli uffici. Missive attribuite al corvo (ma potrebbero essere più persone) contro le quali sia Ca’ Sugana, sia il comandante Franzoso hanno annunciato la linea dura: basta essere denigrati, ha detto il responsabile dei vigili, ora procederemo.

A questo proposito gli uffici di Ca’ Sugana stanno preparando un dossier sulle lettere anonime da presentare alla Procura.

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