Ciao Nani! Mille abbracci al Duomo

Un Duomo gremito per il funerale di Giovanni Pinarello a Treviso. La funzione è stata preceduta da un lento e costante affluire di persone che hanno trovato posto tra i banchi, in piedi lungo la navata, le ultime addirittura fuori dalla chiesa pur di stare vicino alla famiglia e salutare il grande sportivo e imprenditore trevigiano. Alla fine oltre 1000 persone all'interno della chiesa.
C'erano sindaco Giovanni Manildoanildo, presidente della Regione Luca Zaia e della provincia Leonardo Muraro. Oltre a loro l'ex minstro Sacconi e con questi tante vecchie glorie come l'ex allenatore Francesco Guidolin, l'ex olimpico Silvio Martinello ed altri rappresentanti di club. Tantissimi poi gli amici, sportivi e non, come la gente strettasi al Duomo che conosceva Nani solo di vista.
La moglie, Ida Gobbo, avrebbe voluto dargli l’ultimo saluto a Catena dove avrebbe incontrato il figlio Andrea morto il 9 agosto 2011 per l’ultimo viaggio, ma non è stato possibile per ragioni di spazio. L’abitazione del re delle biciclette è presa d’assalto da amici e conoscenti. Ida Gobbo, moglie di Giovanni Pinarello per 55 anni, accoglie tutti coloro che mestamente varcano la soglia di casa con semplicità disarmante.
Si riapre il libro della lunga storia scritta da Giovanni: dalla nascita a San Sisto di Lancenigo - «Eravamo una famiglia di 62 persone» raccontava con orgoglio Pinarello - ai successi con la bicicletta e con le sue biciclette, fino alle piccole cose di ogni giorno. Ida Gobbo ascolta, partecipa e ricorda volentieri. Conforta. Quasi come chi entra nel tempio di Giovanni Pinarello si senta in soggezione. Non è così. I figli, Carla e Fausto, i dieci nipoti (ci sono anche tre pronipoti nella grande famiglia Pinarello, ndr) fanno, come sempre, da validi scudieri. E c’è anche Gloria (consorte di Andrea, ndr), a portare conforto. Ida Gobbo ricorda gli ultimi istanti di vita con Giovanni. «Ha avuto un crollo fisico repentino» racconta la moglie di Nani «era riuscito anche a pranzare, ma nel pomeriggio la situazione è precipitata. Abbiamo chiamato il medico che dopo averlo visitato ha chiamato l’ambulanza. In ospedale è stato visitato ma i medici hanno detto che non c’era più nulla da fare. Mi sono girata un attimo per parlare con mia figlia Carla. Poi basta. Non respirava più».
Pinarello aveva conosciuto Ida Gobbo una sessantina di anni fa. Lei era al lavoro nell’ufficio di famiglia, lui era arrivato per le pratiche della patente di guida. «Mi piaci, ma sei troppo giovane, mi disse» racconta Ida Gobbo «aveva ragione, avevo appena 18 anni. Ci siamo riavvicinati nel 1958 in una gara di ciclismo a Treviso. Eravamo assieme a Toni Bevilacqua e signora». Le nozze l’anno dopo nella chiesa degli Oblati a Treviso. «Il più bel ricordo è la festa per i 50 anni di matrimonio il 12 aprile 2009, lo stesso giorno in cui ci siamo sposati» ricorda la moglie di Nani «poi c’è la brutta storia di Andrea. Quando vedeva la foto nel camposanto di Catena chiedeva cosa ci facesse lì suo figlio».
Giovanni Pinarello si era reso conto di essere arrivato alla fine della sua lunga e splendida corsa della vita. La nipote Chiara: «Il nonno ha biascicato tre frasi che mi hanno colpito profondamente: “Andrea mi ha portato a casa” e “Non sono mai stato cattivo, il Signore mi ha trattato bene”». Quasi un presagio. «Mercoledì l’ho salutato dicendogli che ci saremmo rivisti il giorno dopo per il mio compleanno. La risposta mi ha impietrito: “Se ci vediamo”. Ha avuto ragione».
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