Chiudono il Datterino e si trasferiscono in Cina

PONZANO. Va in Cina, si diceva una volta. Adesso è il motto di una delle tante scommesse globali degli imprenditori nostrani. Anche di Valdino Arrigoni, volto noto nel settore della ristorazione dei locali pujbblici trevigiani, e di Francesco Andreetta, suo braccio destro.
I due chiudono il Datterino, la pizzeria aperta da anni a Ponzano, quella vicina a Villa Minelli, ed emigrano in Cina. Esattamente a Tong Ling, grande centro vicino a Shangai, nella provincia di Anghui. In quella città apriranno la prima delle pizzerie ristoranti di una nuova catena, che si espanderà presto in tutta la Cina, con ben 25 aperture previste in cinque anni.
Il locale pioniere aprirà i battenti in un centro commerciale enorme, che si estende per decine e decine di chilometri. Uno dei fiori all’occhiello della città, che ha oltre 370 mila abitanti. Insomma, una scommessa che significa cambiare radicalmente vita, luogo di lavoro, relazioni e abitudini.
«Non avrei mai pensato di dover compere una scelta simile» dice Valdino Arrigoni, 61 anni, affiancato dal suo braccio destro al forno della pizzeria, «tanto più per uno come me che è sempre stato sulla piazza e ha vissuto le grandi stagioni del divertimento e del tempo libero di un’intera provincia, se non del Veneto. Ma l’offerta è veramente allettante, ci ho pensato su, e ho deciso: qui le prospettive non sono mica più quelle di una volta. E mi fa male pensare come in pochi anni sia veramente cambiato tutto».
La mente di Valdino va certamente alle indimenticabili feste in villa, con il club del prosecco, ai tanti locali notturni, ai bar, ai ristoranti, ai party che hanno scandito le notti trevigiane a cavallo fra anni ’80 e ’90. Sembra un ’altra epoca - indimenticabile, va detto – era l’altro ieri.
Segni dei tempi, direbbe il buon Prince appena scomparso. «Ci ha fatto piacere superare l’esame di oltre 70 realtà italiane, che sono state valutate da questi esploratori inviati dalla Cina e che sono venuti a testare anche il nostro locale: ci ha fatto due volte piacere perché non siamo in una zona centrale, né in una piazza, nè i8n un centro storico», prosegue Arrigoni. «Ci è parso di capire che veramente l’ amano la cucina italiana, e la vogliono autentica, fatta dagli italiani e non replicata da chi non ha dimestichezza».
A giorni la partenza, una vota ultima te la pratiche burocratiche. Anche la ristorazione del Nordest si fa glocal, e l’Asia, anche estrema, diventa la nuova frontiera.
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