Chiude la Scardellato, costruì Azzurra

CASALE. Sarebbe stata proprio una commessa andata in fumo con la Russia, a causa dell'embargo, a costringere le Industrie Meccaniche Scardellato di Casale sul Sile a chiedere il concordato in bianco. Per i dipendenti, circa un'ottantina, martedì verrà siglata la richiesta di un anno di cassa integrazione straordinaria. Si ultimeranno le ultime commesse, poi, in assenza di qualcuno interessato a rilevare un'attività che rappresenta una vera e propria eccellenza del territorio, lo stabilimento chiuderà.
La Industrie Meccaniche Scardellato Spa aveva fatto la storia del nostro sistema industriale. I suoi uomini, abilissimi, nella metà degli Anni Ottanta, avevano lavorato alla realizzazione dello scafo di Azzurra 2, l'imbarcazione con cui l'Italia ha partecipato all'America's Cup, nelle acque di Perth in Australia. I venti di crisi si annunciavano da giorni, il vertice di ieri con i sindacati ha chiarito quello che in molti già sapevano. A mettere in ginocchio questo leader nella progettazione e costruzione di impianti petrolchimici, apparecchi a medio-alta pressione, separatori scambiatori di calore, torri, colonne, imbarcazioni ecologiche “Gabbiano” ed altri tipi, completamente ingegnerizzate una commessa andata in fumo che valeva circa la metà del fatturato annuo. Il motivo? L'embargo. A settembre si era già deciso di ricorrere alla cassa integrazione ordinaria, utilizzata a rotazione per tre mesi, per tamponare gli effetti di una crisi perdurante che aveva limato negli ultimi anni, commesse e di conseguenza fatturato. La perdita di questa commessa ha rappresentato però il colpo di grazia.
«L'embargo su prodotti petroliferi e gas ha dato il colpo di grazia al portafoglio ordini» spiega Franco Baggioli, Fiom Cgil «si tratta di una realtà in cui ci sono enormi professionalità e know how. La speranza è che si possa iniziare a ragionare per dare una continuità a questa attività, fare in modo che questa eccellenza non si disperda». La richiesta di concordato in bianco è già stata depositata nella sezione fallimentare del tribunale nei giorni scorsi. Martedì prossimo invece verrà ufficializzata la richiesta di cassa integrazione straordinaria: la priorità, spigano i sindacati, ora è mettere al sicuro i lavoratori. Si porteranno a conclusione le commesse rimanenti. Il lavoro è assicurato forse, solo fino a fine mese. Dopodiché, la sede, dove vengono realizzate le attività di ingegneria, progettazione e costruzione, a 30 chilometri dal porto di Venezia e 15 chilometri dagli aeroporti di Venezia e Treviso che si sviluppa su un’area di circa 90.000 metri quadrati, rimarrà vuota. Uno stabilimento nuovissimo e all'avanguardia, sul quale si spera presto metta sopra gli occhi qualche compratore interessato a rilevare l'attività e i lavoratori che dal 1958 in poi vi hanno espresso la loro professionalità. Le difficoltà si erano percepite, ma una chiusura così repentina è un fulmine a ciel sereno.«Ci rendiamo conto di quel che sta accadendo? Al Governo parlano tanto di articolo 18, ma è solo un argomento di distrazione di massa rispetto ai veri problemi» dice Massimo Civiero, Fim Cisl «ci vogliono politiche economiche e industriali per far ripartire il Paese».
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