Chiese vuote e meno preti, a Vittorio Veneto addio alla «messa prima»

La diocesi di Vittorio Veneto taglia le celebrazioni festive, saltano quasi tutte le funzioni serali
Ferrazza Fais Messa Santa Barbara
Ferrazza Fais Messa Santa Barbara

VITTORIO VENETO. La ‘messa del fanciullo’, tra le 8.30 e le 9? È solo un ricordo. La ‘messa prima’? Si celebrava tra le 6 e le 7, soprattutto per le nonne? Ma i pochi preti che ci sono hanno diritto di dormire e ormai pochi sono le fedeli mattiniere. La ‘messa granda’, o ‘in terzo’? Era quella dei ‘siori’ e veniva cantata alle 11, spesso addirittura in gregoriano. Bene, le quattro o cinque celebrazioni liturgiche che animavano fino al recente passato la domenica in ogni parrocchia sono diventate due, al massimo tre, e in tanti paesi una soltanto.

Solo la Cattedrale di Ceneda e Santa Maria delle Grazie, a Conegliano, possono vantare ancora 4 messe domenicali. E sta diventando un ricordo soprattutto la messa della domenica sera.

Non ce l’hanno i popolosi quartieri di San Giacomo, Meschio, Costa. Fino all’11 febbraio, la liturgia eucaristica veniva celebrata nelle chiese di Santa Giustina (alle 18) e di Sant’Andrea (alle 19), da domenica prossima i fedeli che vorranno parteciparvi potranno recarsi nella chiesa di Santa Giustina, alle 18.30.

Annullato, dunque, il rito della sera a Sant’Andrea, dove ritornerà in estate. Quella di Santa Giustina è stata chiamata la “messa dell’unità pastorale”.

Le comunità di Serravalle, Sant’Andrea, Santa Giustina, Longhere, Forcal, Savassa, San Floriano, Nove e Fadalto costituiscono, infatti, un’unica collaborazione pastorale, articolata in due parrocchie: Serravalle e Sant’Andrea, da una parte, Santa Giustina e ‘il resto del mondo’, dall’altra.

Fino a qualche anno fa le messe della domenica sera venivano celebrate in quasi tutte le parrocchie. Erano circa 14 nella forania di Vittorio Veneto. Oggi sono rimaste solo tre; in Cattedrale alle 19, ai Frati mezz’ora prima e, alla stessa ora, a Santa Giustina.

Nel resto della diocesi di Vittorio Veneto il trend è analogo. A Conegliano, ad esempio, le parrocchie sono 19 e un tempo erano 19 anche le messe domenicali della sera. Oggi i fedeli ne hanno a disposizione un terzo: in Duomo, a San Vendemiano, alla Madonna delle Grazie, a San Marino, a San Pio X e ai Frati. L’ultima unità pastorale a costituirsi è stata quella di Parè, San Pio X e Collalbrigo; unica la messa serale, a San Pio X. Mancano i preti e i pochi che ci sono hanno diritto a un po’ di riposo.

E’ anche vero però che il vescovo diocesano mons. Corrado Pizziolo ha raccomandato più cura nella messa e, quindi, se necessario, un numero inferiore di celebrazioni. Se ben interpretato, vale il concetto "Meno messe, più messa" - spiega il vicario generale mons. Martino Zagonel -, cioè messe più partecipate, tali da entrare nella vita dei fedeli. E non solo di domenica, ma anche tutta la settimana".

Messe più partecipate vuol dire anche accompagnate da canti appropriati, lettori che si alternano nell’annuncio delle scritture, ministranti che assistono il celebrante. «Se moltiplichiamo le messe, magari con scarsa partecipazione, otteniamo l’esito opposto» avverte Zagonel. «Nella congrega dei preti di Vittorio Veneto – spiega il prevosto di Serravalle, mons. Michele Favret – abbiamo constatato che al gran numero di messe non corrisponde un’effettiva partecipazione di fedeli. Si è posta quindi la necessità di rivedere il numero delle celebrazioni e gli orari delle messe della domenica sera». Meno messe e più messa, è l’imperativo. I preti, si sa, non possono celebrare più di 3 messe la domenica. Se manca un numero sufficiente di preti, scarseggiano anche gli organisti e pure i chierichetti fanno difficoltà ad impegnarsi. Nel caso di Santa Giustina è stata trovata una soluzione per cui sono assicurate tutte queste presenze. All’altare si alterneranno i parroci e pure i lettori delle diverse comunità. Ed è ciò che accade anche nelle altre unità pastorali della diocesi vittoriese.

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