Chat Whatsapp per sparlare dei prof, a Treviso genitori denunciati

TREVISO- Gruppo Whatsapp per sparlare dell’insegnante dei figli, denunciati alla Procura i genitori di una scuola media trevigiana: secondo il docente nelle decine di messaggi scambiati tra mamme e papà si potrebbe configurare il reato di diffamazione. È una delle tre vertenze, esplose nell’ultimo anno scolastico, tra i docenti trevigiani e le famiglie, in un clima che si sta facendo sempre più teso.
Gli altri due casi, a loro volta terminati con una denuncia in Procura, riguardano i contenuti di due lettere, una fatta girare tra le famiglie, l’altra recapitata al preside. I tre docenti - di scuola elementare e media - interessati dalle vertenze sono assistiti da un legale di fiducia della Gilda degli Insegnanti, sigla sindacale che ha organizzato per giovedì 31 maggio, dalle 14.30 al liceo Da Vinci di Treviso, un convegno sull’emergenza burn-out tra gli insegnanti, lo stress in ambiente lavorativo scolastico.
«Stiamo procedendo per ingiuria e calunnia per conto dei nostri insegnanti» spiega Michela Gallina, responsabile della Gilda di Treviso, riferendosi ai tre episodi dell’anno scolastico 2017/2018. Che i genitori si organizzassero in gruppi Whatsapp per scambiarsi informazioni relative alle incombenze scolastiche dei figli era cosa nota, meno che questi gruppi - in un caso, almeno - degenerassero in una “caccia all’uomo” con l’insegnante nel mirino. Ed è una novità anche che il mondo della scuola, stavolta, abbia deciso di denunciare e portare le carte in Procura.
«È successo in una scuola media di Treviso» spiega Gallina, «all’insegnante vengono contestati inadeguatezza della didattica, valutazioni non coerenti con quanto si aspettano le famiglie, e altri comportamenti che possono configurare il reato di calunnia. Sono lamentele che partono dagli studenti e che trovano nelle famiglie terreno fertile, le critiche sono andate oltre le righe e hanno iniziato a girare nella chat. È come se i genitori fossero fomentati dai figli».
Negli altri due casi la dinamica è grosso modo la stessa, ma le famiglie sono ricorse al tradizionale supporto cartaceo (la lettera) anziché alle invettive digitali. L’esito è però lo stesso: denunciati per diffamazione.
«Ci auguriamo che si arrivi a sentenza, e che sia a noi favorevole, anche per dare un messaggio alle altre famiglie che spesso prendono la parte dei figli senza sapere come vanno le cose» continua Gallina, «l’insegnante è un pubblico ufficiale e va rispettato, in questi casi riteniamo poi che siano state diffuse notizie false e lesive della sua dignità. Il difficile rapporto con gli studenti e le famiglie è purtroppo una costante, negli ultimi anni il fenomeno si è accentuato: in tanti si sono rivolti a noi per denunciare comportamenti aggressivi, almeno verbalmente, degli alunni e dei loro genitori».
Il convegno. È iniziativa della Gilda di Treviso l’incontro del 31 maggio al Da Vinci di Treviso: “Emergenza burn-out. Professione docente o missione impossibile?”, che verterà sulla prevenzione, la formazione e la gestione dello stress lavoro correlato in ambiente scolastico. Relatore Vittorio Lodolo D’Oria, medico specialista esperto in patologie professionali. «È diminuito il prestigio sociale dell’insegnante - spiega Gilda nella presentazione del convegno - con esso la retribuzione salariale e il trattamento previdenziale. Mentre il malessere psichico è aumentato drammaticamente».
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso