Centrodestra, addio Lega «Con De Checchi al voto»
L’ex azzurro in corsa contro Manildo con la benedizione di Gentilini e Forza Italia Con lui anche Fratelli d’Italia, Treviso Domani, Udc e i cattolici moderati di Zanini

Deve sciogliere la riserva, e ha chiesto qualche giorno per pensarci. Ma Andrea De Checchi, avvocato, 45 anni, sposato con un figlio, ex assessore di Ca’ Sugana, è il candidato in pectore di una vasta coalizione di centrodestra. A oggi, senza la Lega. Quest’ultima deve decidere se fare dietrofront rispetto alla “proprietà” del candidato, o se correre praticamente da sola (o con la lista Zaia?). Anche contro l’altra lista di centrodestra, una sfida fratricida al primo turno.
Questione di giorni, se non di ore, per sgombrare il campo. Il Carroccio voleva presentare il candidato sindaco che avrebbe sfidato Manildo, con Salvini, al K3, in pompa magna, ma questa spaccatura del centrodestra, ora, rimescola tutti gli scenari. E soprattutto, nelle ultime settimane, tutti gli altri alleati si sono di fatto defilati. Forza Italia, pure alleato naturale della Lega, ultimo caso Conegliano, dove sindaco è Fabio Chies, peraltro segretario provinciale dei berluscones, ha ritenuto ci fossero gli estremi (candidato con appeal e consenso, aggregazione) per ricreare il polo moderato,
De Checchi, che ha posto a Chies ed alleati alcune condizioni - la prima è la compattezza dell’intero schieramento - potrebbe già contare oggi su una vasta coalizione di 4, se non 5 liste: Forza Italia, Lista Gentilini, Fratelli d’Italia (l’asse Capraro-Biffis), la civica “Treviso domani” di Tonellato & Co., Udc, e una mista di cattolici e moderati di centrodestra guidati da Vittorio Zanini. Se poi ci fosse anche la Lega...E potrebbe anche lanciare una civica personale: a De Checchi certo non mancano simpatizzanti, fra i moderati, sia per la lunga esperienza politica - da An, di cui è stato uno dei big, al Pdl - ma anche per la sua esperienza di amministratore (tre mandati in consiglio, uno da amministratore nella giunta Gobbo). Oggi è l’unico a sedere a palazzo dei Trecento dell’area ex Pdl. E la sua famiglia - che gestisce da decenni locali pubblici, caffetterie, panifici - è molto radicata in città.
Cosa farà la Lega? Sin qui, la premessa era che avesse la prelazione come partito di maggioranza (ma tra i moderati c’è chi la contesta, almeno sul piano amministrativo: nel 2013, la lista Gentilini prese più voti del Carroccio, ma è vero che Gentilini era il candidato) imponendo un leghista doc, anche perché a Vicenza non sarà candidato uno del Carroccio. Ma su questo, tutti i centristi hanno fatto notare come anche alle ultima amministrative la Lega abbia vinto dove non aveva candidati propri (a Verona con Sboarina e a Conegliano con Chies) mentre abbia perso in tutti gli altri grandi centri. Ma il punto, come si sa da mesi e mesi, è un altro: la collisione fra Lega e Gentilini, fra gli ex bossiani e i fedelissimi dello Sceriffo, la nascita del gruppo Gentilini per Treviso, di fatto l’anticamera della lista, rinnegata dal Carroccio. E per De Checchi - che pure ha come sponsor molti big dell’ex area Pdl - pesa la sponsorizzazione, massiccia e reiterata, dello Sceriffo.
Tutto fumo negli occhi, per il Carroccio che vuole rinnovamento e la svolta, e che ricorda sempre come sia stato Gentilini, nel 2013, a perdere la sfida con Manildo. Restano pochissimi margini - ma forse lo strappo è già consumato - per evitare lo scenario della due liste. Ci stanno lavorando i pontieri, fra cui Enrico Renosto. In extremis, c’è sempre la strada che ha suggerito Chies: se proprio non si trova l’accordo, si corre separati ma ci si unisce al secondo turno su chi avrà preso più voti al primo.
Come dire, primarie dal vivo del centrodestra alle urne. Ma è difficile vedere margini per un apparentamento ufficiale. Piuttosto, una convergenza. Ma ad oggi sembra fantascienza vedere i gentiliniani mobilitati per il candidato leghista fra primo e secondo turno, o viceversa i leghisti di Coin & Co. correre nei 15 giorni decisivi per De Checchi (semprechè accetti la candidatura). Certo, decidono i cittadini, e non gli apparati. E forse è quello che spingerebbe De Checchi a candidarsi comunque, in ogni caso.
«Va evitata ad ogni costo la frattura, bisogna che tutti facciano un passo indietro lasciando da parte i personalismi», dice un big del centrodestra, che ancora crede nella maxiintesa «mai come ora c’è la possibilità di riprendersi il Comune. Prima c’è questo, e l’importanza del capoluogo, poi nel caso si risolveranno gli scontri personali».
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