Celle solari dai residui del vino Serena Wines punta sulla ricerca

Accordo con l’università Ca’ Foscari e finanziamenti della Regione «Dalla feccia delle botti ricaviamo coloranti utili per i pannelli fotovoltaici»

CONEGLIANO. L’intuizione è arrivata qualche anno fa, quando tre chimici stavano chiacchierando davanti un bicchiere di vino. Quella sera Elisa Moretti, professoressa associata dell’Università Ca’ Foscari di Chimica dei nanomateriali, il tecnico amministrativo Aldo Talon e Stefano Meneghetti dell’azienda vinicola di Conegliano Serena Wines 1881, gettarono le basi di un rivoluzionario brevetto, presentato ieri all’ateneo veneziano alla presenza del governatore Luca Zaia. Il team diretto dalla docente ha infatti messo a punto una cella fotovoltaica che produce energia elettrica sfruttando gli scarti della vinificazione, più precisamente il colorante presente nella feccia del vino (i residui che si depositano sul fondo delle botti). Una volta immesse nel mercato, le nuove celle fotovoltaiche potrebbero rivoluzionare il modo di fare agricoltura e dare vita a una vera e proprio economia circolare.

«Esistono già celle fotovoltaiche a colorante organico, chiamate celle di Gräetzel, ma funzionano con i coloranti ricavati dalla frutta e dalla verdura, quindi a mio parere con un grande spreco», spiega Elisa Moretti. «Noi abbiamo scoperto che la corrente elettrica può essere prodotta con il colorante della feccia, quindi con un materiale già esistente e organico». In pratica dopo aver estratto dalla feccia il colorante, lo si pone su una cella di biossido di titanio al sole. In questo modo il colorante trasmette elettroni al semiconduttore, il biossido di titano, ottenendo corrente elettrica a costo zero e completamente green. «In termini di efficienza queste celle non sono come quelle al silicio che funzionano però solo con il sole», ha precisato l’inventrice del brevetto Moretti. «La particolarità di queste è che producono corrente elettrica anche se il cielo è nuvoloso e possono essere messe anche in verticale su una parete». Il rettore Michele Bugliesi ha siglato un accordo con Giorgio Serena, presidente di una delle prime cinque aziende produttrici di Prosecco, per sviluppare in laboratorio queste innovative celle fotovoltaiche. Serena Wines 1881 ha ora acquisito la titolarità del brevetto che, grazie all’accordo, potrà passare alla fase di prototipazione ed eventuale diffusione sul mercato. Lo sviluppo dell’idea è stato possibile grazie al finanziamento iniziale della Regione attraverso i fondi europei Fse di circa 40 mila euro, successivamente integrati da mezzo milione dato dall’azienda Serena nel corso di due anni e mezzo di ricerca e dai laboratori del Campus Scientifico di Mestre che ha investito dal 2018 al 2020 tre milioni di euro.

«Il brevetto è un esempio virtuoso di interazione tra mondo scientifico e imprese ed è il quinto che depositiamo nel 2019», ha sottolineato Bugliesi. «La capacità brevettuale gioca un ruolo chiave nelle aziende perché le rende più competitive». Ne sa qualcosa Giorgio Serena, anche lui chimico, ma soprattutto imprenditore impegnato per l’ambiente già con RafCycle: «Recuperiamo la carta delle etichette separandole dal silicone e riutilizzandola», ha detto. «È la quarta generazione con me che si occupa di vino e con mio figlio Luca si entrerà nella quinta». Il governatore ha lodato l’iniziativa: «La vera rivoluzione industriale», ha concluso, «parte proprio dall’agricoltura». —

Vera Mantengoli

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