«C’è la mafia e siete omertosi anche qui»
L’urlo di dolore di Pasquale Borsellino, che ha visto padre e fratello trucidati dalle cosche in Sicilia

TREVIGNANO. «L’omertà è presente anche qui. Non solo al sud».
L’appuntamento settimanale del ciclo “Martedì in Villa” organizzato dall’assessorato alla cultura del Comune di Trevignano ha visto protagonista martedì sera Pasquale Borsellino, psicologo, che con molta commozione ha ricordato il padre Giuseppe e il fratello Paolo uccisi dalla mafia nel 1992. I due avevano aperto un impianto di calcestruzzi a Lucca Sicula, piccolo comune in provincia di Agrigento, che inizia a entrare nelle mire della cosca locale. A causa delle enormi difficoltà economiche e delle continue pressioni della mafia, il fratello si vede costretto a cedere una parte delle azioni ma nel giro di breve tempo inizia a perdere tutto il resto. La forte opposizione di Paolo gli costerà la vita. Dopo una serie di azioni intimidatorie, il 21 aprile Paolo verrà trovato morto vicino alla sua abitazione. Le indagini verranno condotte in modo grossolano e non si saprà più nulla. Dopo pochi mesi è la volta del padre, giustiziato il 17 dicembre dello stesso anno a colpi di mitra in piazza da due killer in moto.
L’iter di riconoscimento dei due familiari come vittime della mafia ha avuto esito positivo solo per il padre. Nonostante ciò, a 25 anni dalla scomparsa dei familiari, Pasquale continua la sua battaglia contro le istituzioni per ottenere il riconoscimento anche del fratello.
«Per 15 anni non ho parlato con nessuno», ha confessato il professor Borsellino, «fatico a farlo perché provo un dolore che non si può comunicare. Mi trovo ad avere a che fare con una rabbia impotente. Grazie all’aiuto di don Ciotti dell’associazione “Libera” sono riuscito a comprendere come fosse necessario trasformare questo dolore in dignità, da sentimento morboso a fattore generativo. Io sono arrabbiato perché mio padre e mio fratello volevano solo lavorare. Sono arrabbiato con i politici che non ci hanno mai dato un solido appoggio. Mio padre prima della morte era stato emarginato. Tutta la nostra famiglia lo è stata, sia dagli amici che facevano finta di non conoscermi sia dai nostri stessi parenti. Cos’è la mafia? Tutto ciò che non ci lascia liberi, che conferisce privilegi e sottomissione. In questo campo c’è ancora molto da fare, perché la mafia non è solo in Sicilia e non è solo quella armata. La mafia è invece silenziosa e opera ovunque vi sia grande circolazione di denaro. Più è silenziosa più è forte. Oggi è soprattutto presente nei servizi. Bisogna vincere l’omertà, indotta dalla paura e dal progressivo isolamento. L’omertà non è solo presente nel sud ma è ben radicata anche qui al nord, e lo affermo perché ci sono consistenti infiltrazioni mafiose in servizi come la sanità a cui purtroppo non si riesce ad opporre resistenza. Bisogna imparare a sapersi indignare».
Mattia Cendron
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