Castelfranco, 7 milioni per salvare la città dalle alluvioni: in arrivo 4 bacini e scarico nel Muson

Dopo gli allagamenti del 2024, Castelfranco Veneto prepara un piano da 7 milioni per evitare nuove emergenze: previsti quattro bacini di laminazione e uno scarico sul Muson per contenere mezzo milione di metri cubi d’acqua

Diana Tamantini
L'evento in Teatro Accademico
L'evento in Teatro Accademico

Mezzo milione di metri cubi da recuperare a monte di Castelfranco per salvare la città: questo lo scopo dei quattro bacini di laminazione (in corso di progettazione) e dello scarico sul Muson (progetto già pronto), con previsione di definizione entro l’estate ed un costo nell’ordine dei 7 milioni.

Dopo le alluvioni dell’anno scorso, le ultime in linea di tempo ma non le prime per la città del Giorgione, è stato fornito un aggiornamento in occasione della presentazione del volume “Castelfranco Veneto nodo idrico. Indagine sull’idrografia urbana tra passato e contemporaneità”: un racconto storico che illustra la mappa idrica della città e come è cambiata nel corso del tempo, arrivando alla situazione attuale dell’Avenale, che ha provocato gli allagamenti del 2024.

Testi di Giacinto Cecchetto, che ha aperto la sequenza di interventi, con fotografie di Luca Antonello e mappe di Claudio Mistura, architetto paesaggista, nel corso dell’evento sono intervenuti anche Luca Pozzobon, responsabile settore tecnico del Comune, più Daniele Mirolo ed Eros Borsato, del Consorzio di Bonifica Piave.

Castelfranco durante gli allagamenti
Castelfranco durante gli allagamenti

Il Consorzio di bonifica Piave ha completato e porterà in approvazione a breve uno studio idraulico generale di tutto il bacino dell’Avenale, che prevede anche una serie di interventi per aumentare le capacità di invaso rispetto a quella che è la situazione attuale.

«Ad oggi prevede un volume di circa un milione di metri cubi. Prevediamo che, con il nuovo sistema di interventi, questo volume venga incrementato di circa un altro mezzo milione di metri cubi» ha spiegato Daniele Mirolo, responsabile dell’area progetti del Consorzio Piave.

«Con l’aggiunta necessaria di portare in scarico parte delle acque dell’Avenale e dei suoi affluenti, secondari ma importanti in caso di precipitazioni significative, direttamente nel Muson prima di Castelfranco. Le aree individuate sono le casse di Castello di Godego, Riese, e di Castelfranco: tre bacini in mezzo ai campi, a nord della circonvallazione». Il quarto bacino prevede aree da espropriare, quindi ci sarà un processo più lungo, in base anche ai finanziamenti: il costo provvisorio previsto è attorno ai 7 milioni.

Un progetto, quello dello scarico sul Muson, è pronto e si attendono solo gli ultimi pareri, da parte ad esempio di Veneto Strade, mentre c’è già un dialogo in corso col Genio Civile, con cui valutare le modalità di realizzazione. «Per i quattro bacini siamo in corso di progettazione, ci vuole più tempo per svilupparli: procederemo a coppie, l’ipotesi è di arrivare almeno a tre progetti più definiti entro fine estate».

Il volume presentato da Cecchetto nasce la sera del 4 agosto 2024 quando con l’Osservatorio Locale per il Paesaggio della Castellana ha organizzato un cammino urbano sull’aspetto idrografico del centro di Castelfranco, un evento con 2-300 persone presenti. L’esito di questa attività di ricerca storica è confluito in questa pubblicazione.

«Dall’anno scorso abbiamo iniziato un percorso di collaborazione molto intenso con l’amministrazione comunale» ha dichiarato Amedeo Gerolimetto, presidente Consorzio di bonifica Piave. «Quanto accaduto poteva ripetersi». «Questo appuntamento chiude un percorso iniziato da tempo» ha sottolineato l’assessore Roberta Garbuio. «Lo studio sarà uno strumento concreto per trovare le soluzioni migliori». 

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