Cassa integrazione alla Stiga di Castelfranco: 450 addetti a casa a rotazione

CASTELFRANCO. Quattrocentocinquanta lavoratori di Stiga in cassa integrazione ordinaria per tutto il mese di maggio. A rotazione, resteranno a casa a settimane alterne. L’accordo è stato siglato lunedì dalla direzione di Stiga con i sindacati confederali, Cgil, Cisl e Uil.
«La cassa integrazione ordinaria è stata condivisa con rappresentanti sindacali come strumento per far fronte alla momentanea riduzione dei volumi produttivi» spiega Massimo Bottacin, vice presidente e responsabile risorse umane di Stiga. Il calo della produzione prescinde dalla stagionalità dell’attività, ed è dovuto ad una contrazione degli ordini rispetto all’anno precedente. Lo si legge nella comunicazione che i sindacalisti hanno inoltrato agli operai.
«La tendenza è stata registrata anche negli altri stabilimenti di Stiga all’estero» chiarisce Bottacin. La riorganizzazione del lavoro per il mese corrente varia a seconda dei reparti: c’è chi, tra gli operai, starà a casa 100 ore, per un totale di circa 12 giornate lavorative e mezzo. Chi invece è costretto al riposo forzato per 80 ore. Altri lavoratori, a seconda delle linee produttive in cui operano, lavoreranno 40 ore in meno. Per gli operai, che nelle ore di assenza obbligata perderanno circa un terzo di retribuzione, è un sacrificio necessario per mantenere il lavoro. «I primi di giugno valuteremo la situazione» anticipa Bottacin.
Se gli ordini aumenteranno la situazione potrebbe rientrare nella normalità. Non è la prima volta che l’azienda ricorre alla cassa integrazione ordinaria: l’ultima volta è successo per alcuni mesi nel 2014 e nel 2015. Mentre i sindacati confederali hanno siglato l’accordo per la cassa integrazione ordinaria, monta la protesta dei Cobas, che non sono mai stati riconosciuti e ammessi ai tavolo di confronto con l’azienda.
«Raccoglieremo le firme contro la cassa integrazione ordinaria» annuncia Paolo Dorigo, voce dei lavoratori iscritti alla SlaiProlCobas, che hanno manifestato anche il 1° maggio nella festa dei lavoratori, con tanto di striscioni per dire no alla cassa integrazione e chiedere diritti sindacali e sicurezza sul lavoro. «Impugneremo in tribunale l’accordo, che non poteva essere siglato in quanto è motivato dalla riorganizzazione delle linee produttive». Nell’accordo è specificato che prima dell’utilizzo della cassa integrazione saranno utilizzate le ore di flessibilità accantonate e le ore di ferie residue.
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