Caso Ongaro: «Il mefedrone non c'è»
La difesa: ora scarcerate i fratelli. Nel collegio anche il legale di Ruby

La mamma degli Ongaro durante il sit-in davanti al tribunale per chiedere gli esiti delle analisi
Una nuova istanza per la scarcerazione dei fratelli Alberto e Riccardo Ongaro, 23 e 20 anni, verrà depositata nelle prossime ore dalla difesa, anche alla luce degli esiti delle analisi di laboratorio sulle sostanze sequestrate lo scorso dicembre. «Esiti dai quali risulta che non c'è mefedrone nelle sostanze rinvenute», spiega Francesco Murgia, il legale dei due ragazzi finiti in cella con l'accusa di aver gestito lo spaccio della nuova, pericolosissima, droga sintetica. I risultati degli esami di laboratorio sulle sostanze prelevate dalla polizia lo scorso dicembre (23 e 29) in casa di Massimiliano Milos Maddalon (uno degli indagati) e attribuite ai fratelli trevigiani, erano stati sollecitati dalla madre dei ragazzi in un sit-in sotto il tribunale, alla fine di aprile. «Da troppo tempo i miei figli sono in galera e non si sa neppure se c'era droga», aveva dichiarato la donna. Gli inquirenti avevano fatto sapere che la droga c'era eccome: in particolare 9 etti di marijuana sintetica. Ora il Laboratorio di Igiene Ambientale e Tossicologia Forense di Mestre ha depositato i dati completi. «E il mefedrone non c'è», spiega l'avvocato Murgia. Il riferimento è a entrambi i sequestri. Il laboratorio indica come negativa non solo la ricerca di mefedrone, ma anche di cannabinoidi sintetici e non, oppiacei (morfina, codeina, eroina), metadone, anfetamine, cocaina, allucinogeni. Sono stati trovati prinicipi attivi ad azione anfetamino-simile, attualmente però non inclusi nelle tabelle ministeriali (e quindi non classificabili come droga) L'unica sostanza stupefacente rinvenuta sè stata la Jwh-018 (marjuana sintetica): per tale prinicipio attivo, precisa però il laboratorio, non sono stati definiti i limiti di legge (questo significa che non è possibile stabilire qual è il limite per parlare di detenzione a uso personale). Risultati, questi, che hanno spinto la difesa (un collegio di cui ora fa parte anche l'avvocato di Ruby Rubacuori, la milanese Paola Boccardi) a decidere la presentazione di una nuova istanza di scarcerazione. Il giudice Umberto Donà, nel frattempo, ha concesso la revoca della misura di censura e controllo della corrispondenza dei fratelli Ongaro che era in vigore da tre mesi. Il provvedimento è dello scorso 3 giugno.
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